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News della sezione Progetti e ricerche su Venezia

21/05/2007 - «Mose, cantieri da fermare»

Tratto da "Il Gazzettino" del 21/05/2007

Pecoraro Scanio insiste nella sua guerra al Mose. Nel corso del convegno sui possibili effetti del cambiamento del clima, tenuto sabato a Sant'Elena, cui hanno partecipato molti ed assai accreditati studiosi, tra i quali il premio Nobel Carlo Rubbia, il ministro dell'Ambiente ha insistito nel ritenere irregolari e quindi illegittimi alcuni cantieri inerenti all'intervento alle bocche di porto ed in particolare quello aperto a Santa Maria del Mare all'estremo nord di Pellestrina. Ha anzi annunciato che è stata inviata una lettera del ministero dell'Ambiente all'indirizzo del Magistrato alle acque con la quale si chiederebbe il fermo dei lavori in corso. L'annuncio è venuto in un contesto che ha visto dibattere studiosi di alto livello sulla possibilità di un macro aumento nella atmosfera della anidride carbonica e sulle conseguenze che deriverebbero da tale evento a tutto il globo. Non ha mancato per questo di suscitare anche qualche disagio. Ben altre sono le preoccupazioni. Ed, insieme, ben più vaste le incertezze scientifiche sul futuro.
Comunque la presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, questo messaggio non lo ha ancora ricevuto. Ma la ostilità del ministro dell'Ambiente in argomento non risulta inedita e quindi anche la risposta alla domanda è apparsa scontata. "Noi riteniamo - ha confermato - di avere diligentemente compiuto tutti gli atti richiesti dalla legge. Abbiamo ottenuto anche l'avallo della Avvocatura dello Stato. E siamo andati pure oltre nello scrupolo, ogni valutazione riferendola alla Regione. Non vada sottovalutato altresì il fatto che quei cantieri sono provvisori". Resta nell'aria l'auspicio che la città si convinca della correttezza delle istituzioni locali dipendenti dal ministero delle Infrastrutture e degli esecutori dei lavori. Si convinca pure che, a questo punto, mai e poi mai Prodi e men che meno Berlusconi vorranno la cancellatura dal carnet della esecuzione del Mose , ogni ulteriore impaccio, oltre i tanti già posti, risultando soltanto una inconcludente gravosità per gli organi dello Stato.
Tornando sui temi del convegno così diplomaticamente diretto dal prof. Antonino Abrami, dovremmo dire che al cronista, massacrato da valanghe di dati e considerazioni scientifiche o parascientifiche ovvero politiche rovesciate dai tanti studiosi presenti, da Filippo Giorgi a Vincenzo Ferrara,da Andrea Rinaldo a Paolo Canestrelli, ovvero da Giorgio Ruffolo e Felice Casson- sulle quali occorreranno mesi di riflessione - restano molti dubbi. Come tali resteranno in materia pure ai concittadini fatti oggetto, in questi mesi, di sovrabbondanti ed esagitate comunicazioni di massa: quanto grande sarà alla fine del secolo la sofferenza del mondo, e - si sia pure egoisti- soprattutto quanto grande la sofferenza della nostra Venezia. Se sarà vero altresì che il livello del mare crescerà, e di quanto, se di 15 centimetri o di 85, se i fondali della laguna si approfondiranno a 2 metri e 40 (prof. Silvio D'Alpaos), se verrà davvero varata una Corte penale mondiale per giudicare gli autori dei grandi crimini ambientali e se sarà affermato il principio di precauzione (Felice Casson e gli stessi Abrami e Pecoraro Scanio); se davvero risulteranno efficaci e bastevoli grandi estensioni di pannelli solari a sfruttare l'energia non gasificante elargita da Padre Sole (Carlo Rubbia); se le macchie solari...,se i movimenti millenari della Terra..., se la Cina, l'America, la Russia... E via così. Tutto da studiare. Da seguire. Ed aspettare. Per apprendere la verità. La Sua verità. Quella, cioè, di Madre Terra.
Augusto Pulliero
News correlata a: [ Progetti e ricerche su Venezia ] [ Acqua Alta ] [ Dibattito sul Mose ]

 

16/01/2007 - Per un Parco della Laguna

Tratto da "Il Manifesto" del 16/01/2007

L'intervento di Rossana Rossanda ha aperto un dibattito sicuramente utile, dove tuttavia è data poca voce all'ecologia, una scienza centrale per lo studio dei sistemi naturali ai diversi livelli di complessità, dall'individuo all'ecosistema. L'ecologia, del resto, è stata poco e mal considerata anche nella valutazione dei progetti alternativi al Mose. Illuminante è stata la presentazione, cui ho personalmente assistito, del progetto alternativo maggiormente sostenuto dal Comune. Il progetto, come è noto, comporta il restringimento delle bocche di porto con conseguente permanente riduzione degli scambi fra mare e laguna sino al 20 per cento rispetto all’attuale. Ho sentito, con stupore, definire questo «un impatto modesto sull'ambiente», liquidando così sbrigativamente le complesse implicazioni di natura ecologica sull'intero sistema lagunare.
«Modesto» è un aggettivo privo di significato nel metodo scientifico in generale e, da un punto di vista ecologico, un impatto «modesto», può anche rappresentare una catastrofe.
Il metabolismo dell'ecosistema lagunare è infatti strettamente regolato dagli scambi mareali. La laguna di fatto «vive» grazie agli scambi idrici con corpi acquatici adiacenti e, a fronte di un intervento alle bocche di porto che prevede una forzata, permanente e consistente riduzione della capacità di scambio mareale, sarebbe doveroso prospettare, con rigore scientifico, gli effetti sul funzionamento dell’ecosistema. E' lecito ipotizzare, ad esempio, il verificarsi di anossie e crisi distrofiche soprattutto (ma non soltanto) nei periodi estivi; è inoltre probabile una minore efficienza delle funzioni di diluizione ed esportazione degli inquinanti; è infine prevedibile, come dimostrano studi recentissimi, una minore dissipazione del carico organico rilasciato nei canali urbani, il cui idrodinamismo è fortemente condizionato dagli scambi mareali.
Più in generale, in un sistema vasto e composito come la laguna di Venezia, le aree più interne, spesso ad alto valore naturalistico, sono vulnerabili a variazioni del regime idrologico, che altera il processo di vivificazione su cui si fonda l’equilibrio di queste aree, ove si rinvengono habitat e specie tipiche degli ambienti lagunari, adattati ai cicli di ricambio naturale delle acque.
Il Mose è un sistema che solo temporaneamente interrompe gli scambi fra mare e laguna. E poi il Mose esiste. E' stato costruito circa il 30 per cento dell'intero progetto. Oggi la comunità scientifica degli ecologi, al di là di ogni dibattito tecnico e politico, è su questo che è chiamata ad impegnarsi, tenendo realisticamente conto che le attività dei cantieri alle bocche di porto sono fonte indubbia di danni all'ambiente. Ma non basta genericamente affermarlo. Quei danni bisogna conoscerli, rilevarli e misurarli. Ed è proprio questo che si sta facendo, così come indicato dalle Direttive europee. Solo sulla base di queste conoscenze si potranno infatti pianificare mitigazioni agli impatti dei lavori in corso o adeguate e indispensabili compensazioni ambientali.
Su questi temi sarebbe più che mai importante la collaborazione delle amministrazioni locali, anche perché, al di là dei facili proclami, in realtà rimane scarsa l’effettiva e concreta attenzione ai problemi ambientali.
Sento spesso invocare idee nuove per Venezia. Sarebbe davvero innovativo poter offrire al mondo, insieme allo splendore della città, anche la straordinaria natura della sua laguna. Perché ciò avvenga, però, è necessario un grande progetto che sappia integrare la realtà del Mose con l’effettiva conservazione dell'ambiente e la valorizzazione della cultura, delle tradizioni e dell'economia lagunare. L' amministrazione comunale precedente aveva iniziato un percorso per la creazione di un Parco della Laguna. Questo sarebbe il grande progetto, la vera nuova immagine per Venezia, protetta dalle acque alte e al contempo capace di conservare e di fruire del proprio patrimonio naturale, garzetta compresa naturalmente.
Patrizia Torricelli - Ordinario di Ecologia, Università di Ca' Foscari di Venezia
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08/12/2006 - Venezia come New Orleans. Grande onda su Marghera

Tratto da “Corriere del Veneto” del 08/12/2006

«Marghera nel 2050 sarà a rischio allagamento. Un'onda gigantesca potrebbe travolgerla e la forza dell'acqua rimuovere e mettere in circolo le sostanze tossiche degli stabilimenti industriali. I danni sarebbero incalcolabili».
E' l'allarmante previsione formulata da Corrado Clini, direttore generale del Ministero per 1'ambiente e la tutela del territorio e del mare, intervenuto ieri a Venezia al seminario «Esodo e sprofondamento: New Orleans & Venezia», promosso dalla Venice International University. Scenari catastrofici? «Fra meno di cinquant'anni - aggiunge Clini - Venezia potrebbe trovarsi investita dall'acqua alta un giorno sì e 1'altro pure».
L'allarme parte dagli studiosi che hanno previsto, entro i prossimi 30-40 anni, un progressivo innalzamento del livello del Mare Mediterraneo destinato a sfiorare i 30 centimetri. Un'evoluzione pericolosa «che metterà a rischio di subsidenza 1'intera costa adriatica da Monfalcone al Po. Un abbassamento del suolo quindi, che avrebbe come ultima conseguenza 1'erosione della costa». E' il clima insomma, o meglio i cambiamenti climatici frutto di un ecosistema maltrattato, a poter «uccidere», un giorno, Venezia e la terrafernia. Tutte constatazioni arrivate pero sul tavolo della comunità scientifica internazionale forse un po' troppo tardi, riconosce Clini: «Gli studiosi hanno lanciato 1'allarme, i governi se ne sono fatti carico, ma attualmente mancano le politiche per affrontare il problema. Siamo nella fase della presa d'atto, ora bisogna pensare alle modalità risolutive».
Una consapevolezza acquisita in ultima istanza anche dagli Stati Uniti, non fumatari del Protocollo di Kyoto, pagata però a caro prezzo: «il disastroso uragano Katrina che mise in ginocchio New Orleans nel 2005 ha drammaticamente posto il governo americano di fronte all'emergenza clima. Ma non ci sono attualmente segnali che lascino prevedere che le autorità siano pronte ad assumersi queste responsabilità». E' 1'amara constatazione di Berndt Ostendorf, professore di studi culturali Nord Americani, ieri intervenuto a Venezia per parlare delle contraddizioni ecologiche del dopo Katrina.
Contraddizioni ecologiche alle quali, in virtù di quanto previsto, forse la stessa Venezia non si sottrae in tempi di Mose. Se infatti 1'acqua alta è destinata a presentarsi in città quasi ogni giorno, si renderebbe necessario chiudere la gigantesca diga in continuazione - divèrsamente da come il Mose è stato concepito, cioè per chiudersi eccezionalmente - con pesanti, questa volta sì, conseguenze ambientali.
Guaio che Clini, di recente riconfermato alla presidenza del Rec - 1'organizzazione internazionale per la promozione dello sviluppo sostenibile nei paesi dell’Europa Centro-Orientale - non si lascia sfuggire, pur smorzando 1'idea di un Mose ecomostro: «Credo che i1 Mose rappresenti uno strumento per la difesa fiessibile delle acque alte, da usare in casi eccezionali, 1'impatto ambientale in questo caso non sarebbe grave. E' vero però che la chiusura della comunicazione tra laguna e mare, se troppo frequente, potrebbe portare a pericolasi cambiamenti ambientali e climaticí: La sfida quindi è come attrezzare tutta la costa per affrontare questo rischio».
Paola Vescovi
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23/11/2006 - Venezia i lavori del Mose continuano: arriva l’ultimo si. Cacciari protesta.

Tratto da “La Repubblica” del 23/11/2006

Avanti tutta. Sul Mose - il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall'acqua alta - passa la linea del governo Prodi, la stessa dell'esecutivo Berlusconi e del primo Prodi. Roma decide, e la Serenissima non pub che adeguarsi, anche se di malavoglia. La costruzione dell'opera - costo totale 4 miliardi di euro, lavori ultimati nel 2012 - prosegue senza modifiche ne aggiustamenti.
Lo ha ribadito ieri sera il Comitatone per Venezia, riunitosi a Palazzo Chigi e conclusosi con un voto favorevole al Mose tra le proteste del sindaco Cacciari.
Protestano gli ambientalisti: «Una decisione sconcertante», dicono Wwf Italia, Italia Nostra, Vas e Lipu che valuteranno l’impugnazione della decisione.
Fino all'ultimo Cacciari ha provato a vincere la sua battaglia, sostenuto dai ministri dell'Ambiente Pecoraro Scanio e della Ricerca Scientifica Fabio Mussi.
Ma nessuno dei due, ieri, ha potuto esprimere il proprio dissenso, perché il Consiglio dei Ministri aveva gia deciso di dare parere favorevole alla grande opera e contrario alla sperimentazione di ipotesi alternative. E cosi a sostenere le ragioni del Comune, di un gruppo di parlamentari del centrosinistra e dei comitati No Mose (reduci dall'occupazione degli uffici del Consorzio Venezia Nuova, che è costata a 54 di loro una denuncia) é rimasto solo il sindaco: suo, alla fine, l’unico voto contrario all'ordine del giorno presentato da Prodi, che ha incassato il si del governatore del Veneto Giancarlo Galan. Favorevole anche il sindaco di Jesolo Francesco Calzavara (leghista), mentre le altre due città che si affacciano sulla laguna, Chioggia e Mira, guidate da sindaci diessini, hanno preferito astenersi.
E rimasto invece chiuso in valigia il documento portato a Roma da Cacciari, con il quale si chiedeva di "sfilare" il Mose dalla Legge Obiettivo e procedere alla valutazione di impatto ambientale dell'opera. In cambio, il Comitatone ha concesso che venga istituito un ente per il controllo dei cantieri e delle procedure di costruzione.
Ha vinto dunque la linea di Di Pietro: era stato il ministro alle Infrastrutture, la scorsa settimana, a chiedere che il Consiglio dei Ministri esprimesse un parere unanime per neutralizzare il "no" che i suoi colleghi di governo avrebbero potuto far pesare nella riunione di oggi.

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31/10/2006 - Alternative al Mose, il Comune spera ancora

Tratto da “Il Gazzettino” del 31/10/2006

Cacciari insiste: «Il Comitatone deve tenersi a Venezia. Ci sono spiragli perché le nostre osservazioni siano accolte» L'acqua alta è solo la febbre del dissesto morfologico della laguna, ma su questo fronte, mentre lo scontro sembra essere solo Mose sì - Mose no, siamo all'anno zero. E all'anno zero è anche la difesa idrogeologica della terraferma veneziana, che ancora ai primi dello scorso settembre ha patito una violenta inondazione. La città, comunque, è molto più attrezzata e molto più al sicuro che non il 4 novembre 1966, di modo che un evento come quello di allora «non potrebbe ripetersi».
E quanto ha sostenuto ieri il sindaco, Massimo Cacciari, nel presentare a Ca' Farsetti le iniziative del Comune per il quaran-tennale dell’"acqua granda", inquadrata nel contesto di una giornata drammatica per l’Italia intera, con 25 morti a Firenze e oltre 90 nel solo Veneto.«Ero a Roma - ha ricordato Cacciari -, e gli alberi volavano. A Roma! E a Venezia - ha aggiunto - tutto sommato non mi risulta che ci sia stato nemmeno un ferito, tanto per mantenere un po' di misura».
Cacciari ha sostenuto che al centro delle proposte alternative al Mose, che il Comune ha presentato al Governo, c'è proprio la richiesta di affrontare in chiave sistematica la salvaguardia della laguna, partendo dal suo riassetto morfologico.
«La legge speciale - ha ricordato il capo di Gabinetto del sindaco, Maurìzio Calligaro - subordina l’intervento alle bocche di porto alla rimozione delle cause del dissesto». «Ma un piano semplicemente non c'è», ha ricordato Cacciari, riferendosi alla bocciatura dei progetti del Consorzio Venezia Nuova da parte dell'Ufficio di Piano nominato dal Comitatone.
Il sindaco è poi tornato a polemizzare sulla convocazione del Comitatone l’8 novembre, a ridosso della prima e unica riunione, il 2 novembre, del tavolo tecnico chiamato a valutare le richieste del Comune. «Anche stamattina - ha raccontato - ho domandato risposta alla mia richiesta di spostare il Comitatone, non così, a prescindere, ma per affrontare con serietà la mole della nostra documentazione».
Cacciari, che ha ribadito la necessità che il Comitatone si svolga comunque a Venezia come segno di attenzione alla città, ha sostenuto che molte delle osservazioni del Comune si ritrovano trasversalmente nei pareri dei ministeri sui progetti alternativi. «Non è assolutamente vero - ha dunque concluso - che ci sia un muro compatto di documenti che bollano come inconsistenti le nostre osservazioni, e abbiamo molte buone ragioni per obiettare con successo alle valutazioni negative ».
Silvio Testa

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