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Economia

economiaImbattendosi nel centro storico è possibile notare come molte denominazioni di Calli, Fondamenta e Campi richiamino antichi mestieri ed attività produttive ora poco diffuse. Le Calli o le Fondamenta dette dei “fabbri”, dei “marangoni” (falegnami), dei “fuséri” (colui che lavorava il fuso), dei “tintori”, dei “bottéri” (colui che fabbricava le botti), degli “spezier” indicano, in realtà, come la produzione materiale non sia mai stata estranea al contesto veneziano e, anzi, ci presentano un tessuto urbanistico profondamente legato alle attività artigianali qui operanti.
Una vivace attività produttiva, intesa questa come concentrazione di uomini e mezzi, compare a Venezia già a partire dalla metà del secolo XIX, periodo durante il quale sorgono importanti attività di manifattura come cotonifici, cantieri navali, fabbriche (1).
«Alla fine del secolo le persone occupate in attività di produzione materiale erano circa 10.000 a cui vanno aggiunti i dipendenti di molte piccole aziende artigianali, prime tra tutte quelle vetrarie di Murano» (2).
Nel XX secolo, tuttavia, si assiste da un lato all'avvio di innovazioni tecnologiche, al diffondersi del Taylorismo, all'avvento del trasporto su gomma; dall'altro ad una progressiva perdita di competitività delle attività produttive presenti nel centro storico che, a causa della particolare struttura della città, non poterono approfittare di queste innovazioni per “opporsi” alle grandi economie della terraferma sostenute, a partire dagli anni '20, anche dalla presenza di un porto industriale come quello di Marghera.
Attualmente i settori produttivi maggiormente caratterizzanti l'economia di Venezia e di tutta la laguna sono, oltre al turismo e a tutto l'indotto ad esso legato, l'acquicoltura e l'orticoltura lagunare, il vetro artistico di Murano, la cantieristica artigianale e la produzione industriale di Porto Marghera.
Il centro storico in particolare si caratterizza per la quasi totale assenza di moderne attività industriali, controbilanciata da un'alta incidenza di attività commerciali legate, tuttavia, quasi esclusivamente al settore turistico che si sta affermando sempre più come monocultura caratterizzante l'assetto economico dell'area residenziale. Qui, molte delle attività produttive legate ai residenti sono scomparse oppure sono state riconvertite in attività e servizi rivolti al turista. Questa situazione oltre ad essere pericolosa per il delicato equilibrio economico di Venezia (un'eventuale crisi del settore provocherebbe danni a quasi tutte le attività della città), crea continui disagi alla popolazione residente che sempre più spesso si vede costretta a “migrare” verso la terraferma (2).
Un recente censimento della Camera di Commercio di Venezia ha evidenziato come in questi ultimi 10 anni a Venezia a fronte di un lieve aumento delle attività industriali (3.38%) sia corrisposto una riduzione degli addetti occupati in questo comparto produttivo (pari al 10.34% (3) ) ed un incremento di quelli impiegati nel settore terziario.
Questa situazione in forte contrasto con lo sviluppo industriale/materiale del Nord-Est è in gran parte legata all'atipica struttura della città insulare. Una città caratterizzata da evidenti barriere di comunicazione (ponti, scale, impossibilità di trasporto su gomma, profondo legame tra mobilità e fattori naturali) deve, infatti, necessariamente far forza sulle potenzialità della propria economia immateriale per superare quei vincoli e quegli ostacoli di accesso che da sempre la caratterizzano (4). Molti ritengono che il potenziamento, quindi, delle attività immateriali (diverse dal turismo) quali il telelavoro, il commercio elettronico, la formazione a distanza potrebbero permettere a Venezia di recuperare quel divario sempre più evidente che vi è con la terraferma «riducendo al tempo stesso i limiti intrinseci della specificità veneziana» (5) e il conseguente esodo di attività e di persone che ormai da più tempo caratterizza la realtà insulare.

Riferimenti bibliografici
(1) Rispoli M., Stocchetti A., Di Cesare F. (1997), Venezia e la produzione materiale: una coesistenza problematica, Fondazione Eni Enrico Mattei.
(2) Rispoli M., Di Cesare F., Stecchetti A. (1998), La produzione materiale nel comune di Venezia, Fondazione Eni Enrico Mattei.
(3) Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Venezia (2002), VII Censimento generale dell’industria e dei servizi del 2001
(4) Di Maria E. (1999), L’economia immateriale al servizio dello sviluppo sostenibile: il caso di Venezia, Fondazione Eni Enrico Mattei.
(5) Rullani E., Micelli S. (1998), L’economia immateriale a Venezia: verso uno scenario post-fordista, Fondazione Eni Enrico Mattei.