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Autore: ENZO PEDROCCO

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News della sezione Ambiente

16/01/2007 - Per un Parco della Laguna

Tratto da "Il Manifesto" del 16/01/2007

L'intervento di Rossana Rossanda ha aperto un dibattito sicuramente utile, dove tuttavia è data poca voce all'ecologia, una scienza centrale per lo studio dei sistemi naturali ai diversi livelli di complessità, dall'individuo all'ecosistema. L'ecologia, del resto, è stata poco e mal considerata anche nella valutazione dei progetti alternativi al Mose. Illuminante è stata la presentazione, cui ho personalmente assistito, del progetto alternativo maggiormente sostenuto dal Comune. Il progetto, come è noto, comporta il restringimento delle bocche di porto con conseguente permanente riduzione degli scambi fra mare e laguna sino al 20 per cento rispetto all’attuale. Ho sentito, con stupore, definire questo «un impatto modesto sull'ambiente», liquidando così sbrigativamente le complesse implicazioni di natura ecologica sull'intero sistema lagunare.
«Modesto» è un aggettivo privo di significato nel metodo scientifico in generale e, da un punto di vista ecologico, un impatto «modesto», può anche rappresentare una catastrofe.
Il metabolismo dell'ecosistema lagunare è infatti strettamente regolato dagli scambi mareali. La laguna di fatto «vive» grazie agli scambi idrici con corpi acquatici adiacenti e, a fronte di un intervento alle bocche di porto che prevede una forzata, permanente e consistente riduzione della capacità di scambio mareale, sarebbe doveroso prospettare, con rigore scientifico, gli effetti sul funzionamento dell’ecosistema. E' lecito ipotizzare, ad esempio, il verificarsi di anossie e crisi distrofiche soprattutto (ma non soltanto) nei periodi estivi; è inoltre probabile una minore efficienza delle funzioni di diluizione ed esportazione degli inquinanti; è infine prevedibile, come dimostrano studi recentissimi, una minore dissipazione del carico organico rilasciato nei canali urbani, il cui idrodinamismo è fortemente condizionato dagli scambi mareali.
Più in generale, in un sistema vasto e composito come la laguna di Venezia, le aree più interne, spesso ad alto valore naturalistico, sono vulnerabili a variazioni del regime idrologico, che altera il processo di vivificazione su cui si fonda l’equilibrio di queste aree, ove si rinvengono habitat e specie tipiche degli ambienti lagunari, adattati ai cicli di ricambio naturale delle acque.
Il Mose è un sistema che solo temporaneamente interrompe gli scambi fra mare e laguna. E poi il Mose esiste. E' stato costruito circa il 30 per cento dell'intero progetto. Oggi la comunità scientifica degli ecologi, al di là di ogni dibattito tecnico e politico, è su questo che è chiamata ad impegnarsi, tenendo realisticamente conto che le attività dei cantieri alle bocche di porto sono fonte indubbia di danni all'ambiente. Ma non basta genericamente affermarlo. Quei danni bisogna conoscerli, rilevarli e misurarli. Ed è proprio questo che si sta facendo, così come indicato dalle Direttive europee. Solo sulla base di queste conoscenze si potranno infatti pianificare mitigazioni agli impatti dei lavori in corso o adeguate e indispensabili compensazioni ambientali.
Su questi temi sarebbe più che mai importante la collaborazione delle amministrazioni locali, anche perché, al di là dei facili proclami, in realtà rimane scarsa l’effettiva e concreta attenzione ai problemi ambientali.
Sento spesso invocare idee nuove per Venezia. Sarebbe davvero innovativo poter offrire al mondo, insieme allo splendore della città, anche la straordinaria natura della sua laguna. Perché ciò avvenga, però, è necessario un grande progetto che sappia integrare la realtà del Mose con l’effettiva conservazione dell'ambiente e la valorizzazione della cultura, delle tradizioni e dell'economia lagunare. L' amministrazione comunale precedente aveva iniziato un percorso per la creazione di un Parco della Laguna. Questo sarebbe il grande progetto, la vera nuova immagine per Venezia, protetta dalle acque alte e al contempo capace di conservare e di fruire del proprio patrimonio naturale, garzetta compresa naturalmente.
Patrizia Torricelli - Ordinario di Ecologia, Università di Ca' Foscari di Venezia
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10/12/2006 - In aumento le discariche abusive in laguna

Tratto da "Il Venezia" del 10 dicembre 2006 - pag. 31
di Manuela Lamberti - manuela.lamberti@epolis.sm

Rifiuti abbandonati, mobili lasciati in mezzo alla strada, immondizie che crescono nottetempo. Vere e proprie discariche a cielo aperto. A due passi dal centro. Che deturpano la bellezza dei luoghi e marchiano le strade come segno di inciviltà.
A VENEZIA Vesta interviene complessivamente più di dodici volte al giorno per portar via gli ingombranti, ossia 350 volte al mese. Un numero elevatissimo se si pensa che questo scherzo costa alla collettività 500mila euro all'anno. Soldi che, secondo il presidente dell'azienda, Armando Zingales, sono «rubati alla collettività». E che potrebbero essere spesi diversamente. Magari per migliorare i servizi. Eppure spuntano come funghi, da Sant'Elena a San Francesco della Vigna, da Sant'Erasmo a Murano. In totale sono più di una decina solo a Venezia. In terraferma, invece, le discariche censite sono 57. Luoghi prescelti dai cittadini quali depositi abusivi per liberarsi di frigoriferi, mobili, sanitari, materassi, ma anche amianto e sostanze nocive. E i cittadini “vir tuosi” sono esasperati. Tanto che minacciano di andare a frugare personalmente nella spazzatura per colpire - e denunciare - chi abbandona i rifiuti. Come nel caso del Faro, zona centrale di Murano, crocevia di turisti, ormai diventata un immondezzaio, non solo antiestetico ma anche non igienico e pericoloso per gli abitanti stessi. E allora Arnaldo Toso, titolare di una vetreria, ha deciso di immortalare con la macchina fotografica lo scempio. Non solo. Promette di rivolgersi ai carabinieri per fermare quella che sembra essere diventata una pessima abitudine. Ma anche a due passi dal cimitero dell'isola, ormai da anni, si forma quotidianamente una discarica con un ammasso inverosimile di rifiuti lasciati nelle ore notturne. E a nulla sono valsi gli appelli di Vesta nè tantomeno i divieti di scarico affissi per far desistere gli ignoti vandali. E COSÌ A VESTA non resta che potenziare il servizio di raccolta ingombranti, anche nei fine settimana. «E' impossibile fare un servizio su chiamata - sottolinea Riccardo Seccarello, dell'ufficio stampa - contiamo però di migliorare il servizio, per esempio estendendolo al sabato e alla domenica dietro il pagamento di un modesto corrispettivo. Speriamo serva a qualcosa». D'altronde, il fenomeno è in aumento. E in qualche modo bisogna pur arginarlo. «In realtà il compito nostro sarebbe quello di spazzare le strade - rimarca il presidente Zingales - voglio dire che chi abbandona i rifiuti ruba i soldi degli altri cittadini, è un concetto che deve risultare chiaro a tutti. Forse la gente non ricorda o non sa che ci sono i luoghi appositi per gli ingombranti: gli ecocentri e un servizio di telefonata e raccolta gratuita». E secondo Zingales è ingiustificabile che le aziende non conoscano queste direttive. «Non possiamo potenziare il servizio perchè non abbiamo i soldi per farlo ma possiamo solo permetterci di migliorarlo - spiega - e nel frattempo stiamo aspettando che decolli il sistema di ispettori ambientali». Al più presto, quindi, i non virtuosi saranno puniti con delle vere e proprie sanzioni. Se la prevenzione non ha finora sortito alcun risultato, infatti, almeno stando ai dati, a far retrocedere gli incuranti dell'ambiente e del bene pubblico saranno delle consistenti multe. «Per dare l'esempio, appunto - conclude Zingales - che non stai scaricando i rifiuti ma stai rubando al tuo vicino».
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25/10/2006 - Ieri la marea ha raggiunto 112 centimetri, oggi si prevede un metro.

Tratto da “Il Gazzettino” del 25/10/2006

La punta massima, attorno alle 12.10, è stata di 112 centimetri sullo zero mareografico. Quella di ieri, insomma, è stata l’alta marea più consistente degli ultimi mesi. Il Centro maree, che lunedì aveva fatto una previsione di 105 centimetri, ieri mattina già alle 20 ha iniziato ad avvisare (con gli altoparlanti in piazzale Roma e con sms) che la situazione sarebbe stata diversa. E così è stato. Il direttore del Centro Maree, Paolo Canestrelli, ha definito l'evento di ieri «la prima avvisaglia di un periodo notoriamente dì acque alte», ma ha previsto una settimana di tempo stabile, rinviando ogni ulteriore previsione per il periodo di plenilunio attorno al 5 novembre.
L'alta marea di ieri ha comportato l’allagamento di circa il 15 per cento della superficie del centro storico (in realtà è più basso, poichè la rilevazione non tiene conto dei rialzi effettuati da Insula) con un livello variabile da pochi millimetri a una media sui 30 centimetri su Piazza San Marco, l’area più bassa della città.
Non sono mancati i disagi soprattutto per i percorsi delle passerelle. Qualche difficoltà è stata segnalata davanti a Ca' Farsetti, dove la passerella che porta in Comune era imbarcata, con tanto di cartello sulla sua pericolosità. Disagi anche nella zona di San Moisè. I turisti, per quanto incuriositi, hanno creato notevoli intasamenti soprattutto nei pressi di palazzo Ducale (c'è anche chi si è seduto sulle passerelle) e i vigili hanno fatto quello che hanno potuto davanti ad una situazione di questo tipo. Oggi punta massima a mezzogiorno con 100 centimetri. «Abbiamo seguito le indicazioni fornite dal Comune sui percorsi - dice Vesta - e già alle 8 avevamo posizionato tutto. Per quanto concerne l’asporto dei rifiuti, la raccolta è proseguita fino alle 11.45». I disagi si sono registrati in un'ora di punta e non sono poche le persone che hanno fatto fatica ad entrare e uscire dall'ufficio o dai negozi per la pausa. La situazione forse più critica, probabilmente, è quella avvenuta a Burano dove i turisti sono rimasti bloccati. C'era anche chi non riusciva ad uscire dal ristorante.

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22/09/2006 - Il futuro incerto del parco Mestre "convoca" il sindaco

Tratto da "Il Corriere del Veneto" del 22/09/2006

Un consiglio straordinario della Municipalità di Mestre Carpenedo sul "caso" del parco di San Giuliano, alla presenza del sindaco di Venezia Massimo Cacciari, degli assessori competenti e anche, se possibile, dell'architettò Antonio Di Mambro; l'ideatore del pianoguida del parco. A chiederlo era stato il consigliere dei Verdi Federico Camporese e ieri pomeriggio tutti i partiti di maggioranza della Municipalità hanno accolto la richiestà.
«Speriamo di poterlo tenere già la prossima settimanaH, dice Camporese». Il consiglio sarà ovviamente centrato sulla contestatissima approvazione da parte del commissario straordinario al moto ondoso del progetto dell'architetto Giampaolo Mar per la riqualificazione delle attività commerciali sulla riva del canale di San Giuliano. Un progetto che prevede che 18 della attuali 20 aziende rimangano sulla riva, cancellando una parte della passeggiata a filo d'acqua prevista dal piano Di Mambro, con la realizzazione di strutture alte undici metri.
In realtà in discussione c'è tutto il futuro del parco. Nell'ultimo anno i segnali non sono mai un granchè positivi. Il progetto del polo nautico, che doveva essere il passo successivo alla prirna realizzazione, ha ancora il fiato corto, soprattutto sotto il profilo finanziario. In tempi di "vacche magre" il sindaco Massimo Cacciari non vuole sentir parlare di una realizzazione con fondi solo pubblici, preferisce la strada della collaborazione con i privati. In questi mesi le cosé sono andate avanti, si parla già di acquisti di aree lungo la gronda, dall'attuale parco fino a Campalto e del progetto dell'albergo legato a doppio filo a strutture sportive, come per esempio il campo da golf che già il piano Di Mambro prevedeva. L'altra fetta "privata" del parco è già stata acquistata l'anno scorso dall'imprenditore Luigi Brugnaro: ai Pili il piano prevede attività varie, dal parcheggio alla darsena a un parco divertimenti. La preoccupazione di molti è che il parco, che pure ha bisogno di attività remunerative per il suo mantenimento, veda crescere la parte di business e diminuire (o almeno non crescere come doveva essere) la parte dedicata alle passeggiate e al verde, alla voeazione lagunare con il polo nautico. Il mantenimento delle attività lungo il canale, che sconvolge in quel punto il piano Di Mambro, andrebbe in questa direzione.
La municipalità chiede che al consiglio straordinario sia presente anche il sindaco, di cui è stato apprezzato il gesto di istituire una commissione di lavoro per approfondire il problema delle attività che devono restare. Il progettista Antonio Di Mambro è stato in città in questi giorni per consegnare nuovi disegni e progetti per il parco.
L'incontro con il sindaco non risulta a nessuno. E c'è chi pensa che anche questo sia un segnale delle difficoltà del parco.
A.Zo.,F.B.

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11/09/2006 - Oasi Alberoni: Le dune in perenne evoluzione minacciate da Mose e turismo

Tratto da “Il Venezia” del 11.09.2006 – pag 23
Di Giulia Quaggiù (venezia@epolis.sm)

Dune di sabbia rossastra in perenne evoluzione che per oltre due chilometri si creano e disfano senza interruzione. Un paradiso naturale in bilico tra i paradossi della modernità e le esigenze del turismo balneare.
Così si può interpretare l’attuale situazione della pineta litoranea degli Alberoni, nella punta estrema del Lido. L’oasi, attualmente gestita daWwf e Comune, in collaborazione con i Servizi forestali, verrà inevitabilmente intaccata dai futuri cantieri del Mose. Proprio ora, quando tutti attendono il famigerato piano degli Arenili come soluzione per tutelare un sito di grande interesse comunitario.
IL PIANO, da oltre un anno nel cassetto della Municipalità del Lido-Pellestrina, rimane ancora una questione aperta e la cui applicazione appare alquanto difficoltosa. Il progetto, che regolamenta l’uso turistico delle spiagge lidensi, prevede particolare attenzione per l’oasi degli
Alberoni: recinzioni per tutelare le dune e la creazione di nuove formazioni sabbiose da collegare a naturali, al momento interrotte dalla presenza di stabilimenti balneari. Il progetto, però, stenta ad avviarsi, proprio per motivi commerciali: gli stabilimenti secondo il piano dovrebbero essere spostati o eliminati per far spazio alla natura.
Nel frattempo i cantieri del Mose faranno la loro parte.
«Queste infrastrutture creano trasformazioni irreversibili al meccanismo di formazione delle dune – spiega Fabio Cavolo d e l l’associazione Rocchetta e dintorni, che tutela l’oasi – se una duna viene distrutta artificialmente, non si riformerà mai più come prima». E anche se preoccupato per i futuri cambiamenti, Fabio continua a fare da guida alle escursioni domenicali, che quest’estate il Wwf ha organizzato per far conoscere l’oasi degli Alberoni a tanti veneziani ignari di tale patrimonio.
Ieri, più di una ventina di persone hanno partecipato alla gita tra le dune, le bassure interdunali e le suggestive macchie di Ammophila che colorano un paesaggio simile a quello di una prateria. Tra gli escursionisti c’erano anche tanti bambini, che attenti hanno ascoltato come si formano le dune, come la bora incessantemente le modifichi, quale flora e fauna è possibile trovare all’interno dei 30 ettari di pineta.
Non solo muschi rari ma anche tra giunchi ed orchidee tanti insetti ed uccelli particolari come il fratino, il martin pescatore o lo sparviero. «Quest’oasi si è mantenuta nel tempo perché si trova nel lembo più lontano dalla terraferma e soprattutto perché per molto tempo venne utilizzata per fini militari. Il nucleo abitato degli Alberoni, inoltre, è decisamente piccolo: sono circa 550 gli abitanti e pertanto non ci sono stati veri problemi di urbanizzazione» racconta Paolo Perlasca, responsabile Wwf dell’oasi. Un paradiso, quindi, lontano dalla confusione e dal turismo di massa. Anzi, la zona degli Alberini appare ora di particolare interesse per imprenditori alla ricerca di nuove forme di turismo per così dire “alternative” e volte a riscoprire ciò che di naturale persiste nel nostro territorio. L’oasi, la cui pineta è stata piantata nel dopoguerra per dar lavoro ai veneziani messi duramente alla prova dal conflitto mondiale, fu anche testimone di importanti eventi storici. Nel campo da golf, realizzato nel 1933 dalla famiglia Volpi a lato della pineta, Mussolini incontrò Hitler e ancor prima Guglielmo Marconi, mentre era in servizio militare, proprio agli Alberoni diede vita alla sua prima trasmissione radio.

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