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Autore: ENZO PEDROCCO

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  5. Biodiversità

Biodiversità

bioiversitàLa laguna di Venezia è un ecosistema altamente diversificato che, grazie all'eterogeneità degli ambienti che la caratterizzano e all'elevata quantità di biomassa qui presente (superiore anche a quella dei terreni forestali o agricoli), ospita una componente faunistica e floristica molto eterogenea e profondamente legata ai differenti habitat che costituiscono l' “ecosistema laguna”.
Muovendosi dalla terraferma verso il mare è possibile incontrare differenti habitat caratterizzati da altrettanto specifici componenti animali e vegetali.
Le zone palustri della zona di gronda sono caratterizzate da canneti come la Canna Palustre, il Carice, la Paviera che sopportano l'elevato grado di salinità di questi luoghi e che, seguendo i corsi d'acqua interni, si spingono poi lungo i canali.
La laguna non presenta acque molto profonde anzi in alcuni punti gli specchi lagunari sono così bassi da far emergere durante le basse maree i propri fondali. Queste zone, caratterizzate da terreni molli normalmente sommersi, vengono chiamate velme.
I vegetali che popolano le velme sono soprattutto alcuni tipi di alghe verdi, come ad esempio la Lattuga di mare, e popolazioni di Zostera noltii e Zostera marina, un particolare tipo di fanerogama capace di sopportare variazioni di salinità e di resistere anche a prolungati periodi di emersione.
Le barene, lembi di terra che vengono sommersi soltanto durante le alte maree, invece, proprio a causa della loro particolarità costituiscono un habitat favorevole solo per quelle specie che tollerano una salinità del terreno molto elevata (specie alofile) come ad esempio il Limonium serotinum che in estate fiorisce colorando la superficie delle barene di viola-lilla o la Puccinelia palustris graminacea dominante in questi ambienti arenosi grazie alla sua capacità di tollerare periodiche inondazioni di acqua salmastra.
Continuando a spingerci verso il mare troviamo, infine, i litorali sabbiosi con una tipica vegetazione costiera, popolati da piante con foglie sottili o ridotte a spine (che riducono al minimo l'esposizione al sole), o piante grasse che trattengono più facilmente l'acqua. Fra le specie più diffuse vi è la Ruchetta di mare che cresce dietro la battigia, sulla nuda fascia di sabbia, lo Sparto pungente della famiglia delle graminacee che cresce sulle dune più alte e consolidate, e l'Apocino veneto, una pianta cespugliosa originaria dell'Asia e presente in Italia solo lungo le coste del Friuli e del Veneto.
La laguna, man mano che ci si spinge dalla terraferma sino al mare, presenta differenti gradi di salinità e permette, così, ad un variegato numero di specie ittiche, di sopravvivere in modo più o meno stabile al suo interno.
L'ittiofauna lagunare può, quindi, essere raggruppata in tre categorie principali: specie residenti, specie migratrici, specie di acqua dolce.
Le specie residenti quali il Go, la Bavosa, la Passera trascorrono tutto il proprio ciclo vitale in laguna e sfruttano l'eterogeneità della laguna in vario modo; il Go, ad esempio, sceglie, per riprodursi, le velme dove scava delle tane aventi più uscite.
Le specie migratrici come il Branzino, l'Orata, il Cefalo, la Sogliola, invece, si muovono, guidati da fattori quali la temperatura, la salinità, la disponibilità di alimento, dal mare alla laguna per riprodursi oppure per accrescersi. I Latterini  o le Seppie, ad esempio, entrano in laguna in primavera per riprodursi sfruttando il riparo loro offerto dalle fanerogame presenti nei bassi fondali. Dopo un periodo più o meno lungo di permanenza nell'ambiente lagunare i giovani ed i subadulti di queste specie eurialine migrano in mare per completare il loro ciclo biologico e riprodursi (1).
Le specie di acqua dolce, come ad esempio il Nono (pesce dalla tipica zebratura gialla e nera), al contrario, si stabiliscono solo vicino alla foce dei fiumi in quanto non tollerano ambienti acquei eccessivamente iodati.
Molte di queste specie ittiche vengono da decenni sfruttate dai pescatori che, adattando le proprie tecniche di pesca alle migrazioni dei pesci e alle condizioni ambientali nelle quali operano, hanno affiancato alla naturale “diversità biologica” una sorta di “diversità degli attrezzi”. A questa pesca artigianale si è di recente affiancata un'attività di pesca “monospecifica” che nulla ha a che fare con la tradizione: la raccolta del Caparozzolo (Tapes philippinarum), una specie di recente introdotta (1983) e che ora costituisce una delle risorse più sfruttate. Questo confligge indirettamente con la biodiversità alieutica lagunare in quanto il prelievo di questa risorsa viene effettuato con una tecnica invasiva che incide profondamente sul sedimento lagunare e, quindi, sulla biodiversità lagunare.
Nell'ambito dell'emisfero boreale la laguna di Venezia è una zona di notevole importanza anche per l'avifauna acquatica. Particolarmente numerose sono gli Svassi, i Cormorani, gli Aironi, i Gabbiani (comune, reale, corallino)(2).
Il disturbo di origine antropica incide molto sulla presenza, sull'abbondanza e sul successo riproduttivo delle specie migratrici e stanziali. La caccia, il traffico di natanti, l'inquinamento delle acque, le modificazioni dell'idrodinamica e della morfologia del bacino e l'utilizzo di alcuni strumenti di pesca (che spesso si trasformano in trappole mortali anche per le molte specie tuffatrici dell'avifauna locale) sono solo alcune delle attività che stanno incidendo in modo diretto o indiretto sull'ecosistema lagunare e quindi anche sulle specie qui ospitate.    La Convenzione di Ramsar, sottoscritta anche dall'Italia nel 1976, considera gli uccelli acquatici tra i migliori indicatori della qualità ambientale di una zona umida. Nell'ambito della Convenzione di Ramsar i criteri per stabilire se una zona può essere considerata di importanza internazionale e quindi soggetta a particolari misure di protezione e di gestione sono due:

 

  • ospitare abitualmente almeno 20.000 uccelli acquatici;
  • ospitare almeno l'uno per cento degli individui di una popolazione mondiale di una qualsiasi specie di uccello acquatico.

La laguna di Venezia, in base ai dati raccolti dal 1994 al 2000, supera largamente il criterio dei 20.000 uccelli acquatici su base annuale e per alcune specie è raggiunto anche il valore soglia dell'un per cento previsto dalla Convenzione (2). Nonostante ciò, questo inestimabile patrimonio biologico, fatta eccezione per i circa 200 ettari della Valle di Averto, non è ancora inserito nell'elenco delle zone umide di importanza internazionale e continua, quindi, ad essere oggetto di aggressioni più o meno evidenti che rischiano di alterare e banalizzare il grado di biodiversità della laguna.

Riferimenti bibliografici
(1) Granzotto A., Franzoi P., Longo A., Pravoni F., Torricelli P. (2001), La pesca nella laguna di Venezia: un percorso di sostenibilità nel recupero delle tradizioni, Fondazione Eni Enrico Mattei.
(2) Bon M., Cherubini G. (1999), I censimenti degli uccelli acquatici svernanti nella laguna di Venezia, Provincia di Venezia.