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News della sezione I settori produttivi

12/07/2006 - Chimica, da oggi lo spoglio delle buste del sondaggio

Tratto da “Il Gazzettino” del 12/07/2006

Giorno dopo giorno prende consistenza il sondaggio sulla chimica. Alla scadenza di ieri erano più di 76 mila – per esattezza 76.221 – le “buste gialle” della consultazione sul ciclo del cloro a Marghera, spedite entro sabato scorso e arrivate alle Municipalità.
Le commissioni di controllo insediate nelle municipalità hanno fino ad ora compiuto le verifiche con il lettore ottico su 52.491 tagliandi di controllo, sistemando quindi altrettante “buste bianche” negli appositi contenitori (sono 8 – 9 mila le buste prive di tagliando, raccolte a parte per l’invio al seggio centrale, che deciderà i successivi adempimenti).
Queste, nel dettaglio, le “buste gialle” pervenute nelle municipalità, con la percentuale rispetto agli elettori: Venezia-Murano-Burano 17.786 (30%); Lido-Pellestrina 4.905 (27%); Favaro Veneto 8.657 (30%); Mestre – Carpendo 26.320 (37%); Marghera 11.071 (50%). Il totale delle buste di tutto il comune di Venezia è, appunto, di 76.221, pari al 35% degli elettori. Lo spoglio, stando al programma originario del Comune, avverrà tra oggi e sabato.

News correlata a: [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ] [ Inquinamento ] [ I settori produttivi ]

 

03/07/2006 - Chimica: non basta un sì o un no

Tratto da “Gente Veneta” del 03/07/2006

C’è più di un motivo per cui la consultazione in corso sulla Chimica di Porto Marghera ci lascia perplessi.
Il primo motivo sta nella natura stessa di questo “sondaggio”. “Sondare” il parere dell’elettorato è un fatto lecito. Non per niente l’ordinamento italiano e le norme comunali prevedono il modo di effettuare consultazioni popolari, attraverso l’istituto del referendum. Ma il referendum ha le sue regole: occorrono tot firme (e queste c’erano), ma occorre anche un quesito legittimo. In questo caso, un parere del ministro dell’Interno ha escluso che la materia su cui si chiede agli elettori di esprimersi fosse di pertinenza comunale. Il Comune di Venezia, in sostanza, non può chiedere ai propri cittadini se deve continuare “la produzione e la lavorazione del cloro, del Cvm e fosgene”, perché non dipende da lui permettere o meno quest’attività.
Ecco perché, anziché il referendum, si è dovuto optare per questo tipo di consultazione. Ma sondare nel modo proposto ci pare abbia poco senso. Non ha valore legale; non ha valore scientifico, perché non si sceglie un campione rappresentativo (va a votare solo chi vuole); avrà scarso valore politico, perché il risultato sarà di difficile lettura (o potrà essere piegato a qualsiasi lettura). Mettiamo che votino 25mila persone, il doppio di quanti hanno firmato per il referendum; mettiamo che tra i votanti prevalga il no, come già e facilmente ipotizzabile, dato il modo col quale è posto il quesito nella scheda: come si fa a dire che la popolazione veneziana sondata è contraria alle attuali produzioni chimiche? Quello sarebbe solo il parere di un decimo degli elettori (220.502 gli iscritti al referendum costituzionale della scorsa settimana).
Ma c’è un m,motivo più forte che ci impone di guardare con una certa perplessità alla consultazione: essa riguarda l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute da una parte; il destino lavorativo di almeno 750 persone più l’indotto dall’altra, numeri su cui non si può scherzare né improvvisare. In prospettiva riguarda i destini di una della aree industriali più importanti d’Europa e della città che è cresciuta ai suoi piedi.
Noi riteniamo che tra il “si” o il “no” alla chimica ci sia una terza via, che è la sfida che Marghera – e con essa Mestre e Venezia – ha di fronte: mostrare all’Italia e a tutta l’Europa come sia possibile una via di uscita per il futuro dell’industria chimica realistica, una soluzione capace di mettere assieme il diritto al lavoro e lo sviluppo industriale indispensabile, con il rispetto per l’ambiente e per la qualità della vita. Oggi Marghera ha le forze per vincere questa sfida! Questo è uno di quei casi in cui una Politica Alta deve farsi carico in prima persona di una situazione così complessa, trovando le strade di un “compromesso nobile”, rispettoso dei diversi interessi in gioco.
E questo è anche ciò che chiedono veramente i cittadini veneziani, che partecipino o no alla consultazione. Si aspettano che non rimanga nessuno senza lavoro; che lo loro salute sia senza il minimo dubbio salvaguardata; che l’ambiente in cui vivono venga consegnato pulito alle generazioni future; che nuove produzioni rendano quest’area competitiva ed economicamente fiorente.
Con gli attuali progressi della tecnica oggi tutto ciò non è più una chimera. La prospettiva allora si ribalta, rispetto al sondaggio: siano i politici a dare la giusta risposta alle domande della popolazione.
Sanbdro Vigani
News correlata a: [ Inquinamento ] [ I settori produttivi ] [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ]

 

02/07/2006 - Bisogna andare oltre la chimica del cloro

Tratto da "Il Gazzettino" del 02/07/2006

È giunto il momento di andare oltre la chimica del cloro. Il 28 novembre 2002 si è sviluppato un incendio a poche decine di metri dal serbatoio contenente 15 tonnellate di fosgene: in un meccanismo naturale di autodifesa, in seguito all'improvvisa consapevolezza del vero significato del termine "rischio chimico", un gruppo di persone che qui vivono e lavorano ha da allora messo il suo impegno a tutela della salute propria e dei propri cari, impegno culminato nella petizione referendaria sul ciclo del cloro. In questi giorni in tutto il Comune di Venezia è in corso non il referendum consultivo richiesto, ma una consultazione per posta basata sullo stesso quesito, che chiede per la prima volta a tutti i cittadini elettori il parere sulla permanenza in laguna delle produzioni di cloro, fosgene e cvm. La storia dell'utilizzo industriale del cloro è piena di insegnamenti sulla insidiosa pericolosità dei suoi composti se immessi in grandi quantità nell'ambiente in maniera incontrollata. È il caso del ddt, degli oli a base di pcb, peraltro ampiamente diffusi nei sedimenti lagunari, delle diossine, indesiderato sottoprodotto delle produzioni del ciclo del cloro e dell'incenerimento delle plastiche a base di pvc, per non citare i cfc, in grado di aggredire irreversibilmente lo strato protettivo di ozono. Il cloro è presente in natura solamente nella forma estremamente stabile ed innocua nel sale: la scissione del sale nelle sue componenti elementari che avviene nell'impianto cloro-soda di Syndial (Eni) è pertanto il fondamento base per l'immissione di grandi quantità nell'ambiente di sostanze organiche clorurate. Nei circa trenta anni di continuo funzionamento tale impianto ha anche immesso enormi quantità di mercurio altamente tossico e persistente nell'ambiente, poiché prima di oggi non si è mai rilevata l'esigenza di aggiornarne la tecnologia di funzionamento, esigenza che viene inopinatamente posta ora che l'impianto è alla fine del suo ciclo di vita utile. Il cloro si trasforma quindi in reagente nei processi produttivi del Tdi di Dow Chemical in una forma chimica - il fosgene - talmente pericolosa che le dosi letali si misurano in parti per milione; negli impianti di produzione del pvc di Ineos/Evc si ha la combinazione con l'etilene per ottenere il cvm, composto tristemente conosciuto per le mortali conseguenze di una continuata esposizione lavorativa. Il cuore del petrolchimico è il cracking di Syndial che produce propilene, butadiene ed etilene, del quale solo una parte minoritaria viene assorbita dalla produzione di cvm/pvc. L'etilene potrebbe essere invece funzionale ad un impianto per la produzione di polietilene di qualità da realizzarsi a Marghera, con un ritorno occupazionale positivo equivalente al totale degli addetti dei tre impianti del ciclo del cloro e che potrebbe essere un primo passo di una strategia industriale coerente, compatibile con l'ambiente e condivisa con la città. L'operazione, da quanto risulta da una notizia riportata su questo stesso giornale in un articolo del 12/11/2005 dal titolo "EniChem costruisce una nuova fabbrica", pare sia nelle intenzioni dell'a.d. di Eni, Paolo Scaroni. Un tale intervento è sicuramente alla portata di un gruppo come Eni, la più grande realtà industriale italiana attiva nell'energia e nella petrolchimica che - con quasi 9 miliardi di euro di utile netto - non è certo priva delle risorse finanziarie necessarie e potrebbe in questo modo contribuire a saldare almeno in parte il consistente debito ecologico che ha contratto negli anni con l'area veneziana.
Anthony Candiello - Assemblea Permanente contro il Pericolo Chimico
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22/06/2006 - Comune per Comune ecco chi inquina con il Pm10

Tratto da "Il Gazzettino" del 22/06/2006

(m.d.) L'Arpav ha messo a punto un sistema capace di indicare, Comune per Comune, le fonti inquinanti. Così i Comuni saranno in grado di prendere a ragion veduta i provvedimenti del caso per il prossimo autunno. Stiamo parlando delle polveri sottili - Pm10 - alle quali va attribuita la responsabilità principale dell'inquinamento atmosferico. Prendiamo Venezia. Qui il trasporto su strada influisce per il 18 per cento sui livelli di inquinamento , le attività produttive per il 57 per cento e il riscaldamento domestico per il 3\%. Ma a Spinea, per fare un altro esempio, il trasporto su strada influisce per il 71 per cento sulla produzione di Pm10.
Vediamo il dettaglio, avvertendo che quando si parla di "altro", si intendono come sorgenti di inquinamento agricoltura, trattamento e smaltimento rifiuti, macchinari di tipo agricolo, altre emissioni - a Venezia ad esempio navi ed aerei. Spetterà poi ai Comuni individuare esattamente la fonte puntuale di inquinamento . A Venezia il trasporto su strada contribuisce per il 18 per cento, il riscaldamento per il 3 per cento e le attività produttive per il 57 per cento. Resta fuori un 22 per cento di "altro" formato da navi ed aerei trattamento e smaltimento rifiuti. A Fiesso d'Artico il trasporto su strada è il 36 per cento, il riscaldamento il 9\%, le attività produttive il 45\%, altro e cioè agricoltura, trattamento e smaltimento rifiuti, altre sorgenti e macchinari mobili, il 10\%. A Spinea il 71 per cento delle polveri sottili è prodotto da auto e camion, il riscaldamento contribuisce per il 9\%, le attività produttive per il 12 e altro è l'8 per cento. Fossò: macchine e camion: 39\%, 38 attività produttive, 6\% riscaldamento e 17\% altro. Vigonovo: traffico 35\%, riscaldamento 18, attività produttive 31\%, altro 16 per cento.Stra: trasporto su strada 49\%, riscaldamento 9\%, attività produttive 30\%, altro 12\%. Martellago: 55 per cento trasporto su strada, 5\% riscaldamento, 24\% attività produttive, 16\% altro. Fossalta di Portogruaro: traffico 11\%, riscaldamento 3\%, attività produttive 72\%, altro 14\%. Dolo: trasporto su strada 45\%, riscaldamento 10\%, attività produttive 32\%, altro 13.Scorzè: trasporto su strada 42\%, riscaldamento 6\%, attività produttive 20\%, altro 32\%. Noale:trasporto su strada 66\%, riscaldamento 8\%, attività produttive 7, altro 19. Santa Maria di Sala: trasporto su strada 53\%, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 28\%. Marcon:trasporto su strada 47\%, riscaldamento 10\%, attività produttive 29 e altro 14\%. Salzano: traffico 37, riscaldamento 6, attività produttive 4 e altro 53 per cento. Il dato elevato di "altro" è probabilmente imputabile ad agricoltura, macchine agricole e roba del genere.Mirano:traffico 54\%, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 27\%. Mira:traffico 37\%, riscaldamento 3\%, attività produttive 46, altro 14.Fossalta di Piave:traffico 41, riscaldamento 7, attività produttive 9, altro 43\%. Camponogara:traffico 57\%, riscaldamento 7, attività produttive 12, altro 24.Pianiga:traffico 64, riscaldamento 7, attività produttive 11, altro 18.San Donà:traffico 60\%, riscaldamento 6, attività produttive 12, altro 22.Campolongo Maggiore:traffico 53, riscaldamento 7, attività produttive 7, altro 33\%. Noventa di Piave:traffico 49, riscaldamento 15, attività produttive 12, altro 24\%.Meolo:traffico 31\%, riscaldamento 7\%, attività produttive 30\%, altro 32\%. Quarto d'Altino:traffico 41, riscaldamento 7, attività produttive 14, altro 38\%. Musile di Piave:traffico 36, riscaldamento 8, attività produttive 7, altro 49\%. Pramaggiore:traffico 28, riscaldamento 21, attività produttive 10, altro 41\%. Portogruaro:traffico 48, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 33 per cento. Jesolo:traffico 50, riscaldamento 11, attività produttive 7, altro 32\%. San Stino di Livenza:traffico 39, riscaldamento 7, attività produttive 32, altro 22\%. Ceggia:traffico 43, riscaldamento 12, attività produttive 11, altro 34\%. Chioggia:traffico 45, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 45.Cona: traffico 11, riscaldamento 3, attività produttive 2, altro 84. Torre di Mosto:traffico 23, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 67\%. Teglio Veneto:traffico 40, riscaldamento 12, attività produttive 8, altro 40. Cinto Caomaggiore:traffico 31, riscaldamento 13, attività produttive 13, altro 43.Gruaro:traffico 37, riscaldamento 10, attività produttive 10, altro 43.Caorle:traffico 26, riscaldamento 7, attività produttive 4, altro 63. Annone Veneto:traffico 32, riscaldamento 9, attività produttive 18, altro 41\%.Eraclea:traffico 32, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 58\%. Cavarzere:traffico 27, riscaldamento 3, attività produttive 4, altro 66. Concordia Sagittaria: traffico 41, riscaldamento 6, attività produttive 7, altro 46.San Michele al Tagliamento:traffico 33, riscaldamento 12, attività produttive 5, altro 50\%. Campagnalupia:traffico 47, riscaldamento 6, attività produttive 8, altro 39\%. Cavallino-Treporti: traffico 0, riscaldamento 29, attività produttive 1, altro 70\%.
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21/06/2006 - E le fabbriche tagliano 2mila tonnellate di Pm10

Tratto da "Il Gazzettino" del 21/06/2006

Protocollo firmato, ciminiere con il tappo. E sono 2 mila tonnellate all'anno di polveri sottili che non vengono più emesse in atmosfera. Non l'iradiddio, ma è già più di qualcosa. Anzi, il massimo che si poteva fare. E l'assessore all'Ambiente, Ezio Da Villa, ricorda che un anno fa, quando la Provincia - prima e unica in Italia - si sognò di invitare tutte le fabbriche di Porto Marghera a fornire dati esatti di emissioni e piani di diminuzione delle emissioni, una mezza dozzina di industrie decise di andare direttamente in Tribunale. Dopo un anno invece firmano il Protocollo d'intesa che contiene anche l'impegno a ritirare il procedimento giudiziario in Tribunale. Vuol dire che la Provincia vince su tutto il fronte, grazie anche all'entrata in campo del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che è stato decisivo nel momento cruciale. Ebbene, grazie a questo Protocollo d'intesa 17 aziende si sono già impegnate a ridurre le emissioni in atmosfera di polveri sottili. Teniamo presente che si tratta di aziende che buttano fuori tonnellate di inquinanti ogni anno. Ma la Grandi Molini, tanto per fare qualche esempio, è scesa dalle 4,8 tonnellate l'anno del 2003 alle 3,16 del 2005, La Bunge Italia da 4,56 del 2003 a 3,08 del 2005, la Sirma da 5 a 4,25.
Insomma, tutti si stanno dando da fare per dimostrare che danno il loro contributo alla lotta all'inquinamento e Da Villa può così dimostrare di aver fatto tutto quel che poteva fare. E' un modo per invitare tutti al senso si responsabilità e a darsi da fare. Le aziende di Porto Marghera alla fine influiranno sul 10 per cento delle polveri totali e sul 24 per cento degli ossidi di azoto. Le 3 mila 919 tonnellate all'anno di ossidi di azoto, infatti, si trasformano in quasi 2 mila tonnellate di polveri sottili, esattamente la quantità che viene tagliata da questi interventi delle aziende che ora firmano il Protocollo d'intesa. Erano fra quelle che emettevano più di 10 chili al giorno di polveri sottili e più di 60 chili al giorno di ossidi di azoto.
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