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  5. Inquinamento

News della sezione Inquinamento

15/01/2005 - Divieto di sbarco per i rottami ferrosi, intervengano presto le istituzioni competenti

Tratto da Il Gazzettino del 15 gennaio 2005 - pag. VII

Un danno di diversi milioni di euro e una grave e determinante compromissione delle potenzialità portuali, anche nella migliore delle ipotesi, ovvero lo sblocco immediato del divieto di sbarco del rottame ferroso al terminal di Porto Marghera e di Chioggia.
Lo denuncia l'unità di crisi composta rappresentanti di FederAcciai, Afv Beltrame, Gruppo Arvedi, Associazione Spedizionieri agenti marittimi di Venezia , autorità portuale, Porto di Chioggia, Terminalisti portuali di Venezia , Interporto, Fai Veneto. Si tratta di un neonato comitato per la gestione operativa delle azioni che verranno a breve intraprese, aperto a tutti i soggetti che vorranno dare una rapida soluzione al problema. Da mesi, infatti, è stato interdetto lo sbarco dei rottami ferrosi ai cargo che abitualmente rifornivano le ditte della zona, ma di alternative non ne sono state prospettate.
Mercoledì scorso si è tenuto l'ennesimo incontro sul persistere del blocco dello sbarco, in cui si è preso atto che solo nei porti veneziani nessuna delle istituzioni locali ha ancora offerto risposte alle richieste di intervento degli operatori. Eppure - sottolineano gli interessati - di solleciti ne sono stati fatti parecchi: a novembre era stata contattata la Prefettura, in dicembre il disagio era stato fatto presente anche alla Procura della Repubblica.«All'inizio dell'anno si è svolto un incontro presso la Prefettura di Venezia ma al di là di un impegno per sollecitare Regione e Presidenza del Consiglio affinché si esprimessero in particolare sulla Legge 308 non abbiamo avuto, a tutt'oggi, nessuna risposta - protestano gli operatori del settore - Rinunciare allo sbarco di rottame ferroso, quando ciò è consentito in altri porti italiani, non è assolutamente procrastinabile; non è più possibile restare inermi mentre un importante traffico si sta trasferendo in altri ambiti, causando enormi danni economici ed occupazionali nonché creando notevoli incertezze anche tra le aziende importatrici».Se anche il divieto fosse revocato subito una ripresa a regime del traffico del rottame ferroso nei Porti Venezia ni non riuscirebbe a verificarsi prima di 40-60 giorni.

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15/01/2005 - Referendum chimica, oggi raccolta di firme

Tratto da Il Gazzettino del 15 gennaio 2005 - pag. IX

Questa mattina gli attivisti dell'assemblea permanente contro il Rischio chimico di Marghera saranno presenti con dei tavoli di raccolta firme in vari posti in città, per promuovere un referendum sulla chimica: oltre le solite postazioni in Piazza Marghera e Mestre, presso Coin (a cura del Wwf) e davanti al supermercato Coop di via S.Dona/via Montenero, ci saranno postazioni anche a Rialto (a cura di GreenPeace) e in campo Santa Margherita a Venezia (a cura dell'Assemblea Permanente contro il rischio Chimico.
I promotori hanno allegato alla petizione una lettera aperta ai cittadini del Comune, in cui si considerano i fatti - come scrivono - dopo il gravissimo incidente del 2002 in cui si verificò un principio d'incendio che poteva causare un'ecatombe a causa della vicinanza del fosgene. «Ad una azienda che ha dimostrato di commettere errori così gravi, mettendo più volte a repentaglio la vita di migliaia di persone - proseguono - è stata data da subito fiducia, e, costretta dai fatti e solo dopo l'incidente, come unico segnale ha ripreso il discorso della sostituzione del Fosgene; ma è a tutti evidente che l'abbandono di questo pesante gas letale, già promesso nel passato, non è mai stato realmente perseguito. Anche ammesso che ora ci fosse la volontà di cambiarlo, la semplice presenza di un piccolo impianto pilota in laboratorio prevederà tempi lunghissimi per l'applicazione a regime nella realtà produttiva (esperti del settore parlano inconfutabilmente di almeno un decennio)».
L'assemblea si chiede come mai il nuovo impianto richiesto pur presentato come esemplare per ecocompatibilità con pochissime modifiche era stato bocciato nella precedente Valutazione di Impatto Ambientale Nazionale proprio per motivi di inquinamento e sicurezza, e come mai la commissione che lo aveva bocciato è stata esautorata e cambiata nel momento stesso in cui si accingeva a rendere pubblica tale bocciatura.
«Invitiamo i lavoratori ad essere un po' più diffidenti verso chi fa la voce grossa dicendo di difendere i loro interessi: comincino a chiedersi quanto costoro siano realmente interessati alla loro vita». Senza contare che tra non oltre tre anni leggi europee imporranno l'eliminazione di questi pericolosi prodotti chimici e l'argomento dei posti di lavoro diventa poco insostenibile con anziende "che, promettendo bonifiche ed investimenti, di fatto sembra cerchino solo di tirare più avanti possibile lo sfruttamento di impianti vecchi o alla meglio rimodernati strappando permessi, a nostro rischio". Secondo l'Assemblea il referendum va inteso come strumento per cercare di imporre ad amministratori, sindacati, aziende ed esperti un immediato e serio dibattito che porti ad una soluzione ragionata, ad un concreto progetto programmato e credibile, fatto di investimenti e riconversioni che prevedano di concerto un intervento economico di tutti i soggetti implicati, compresa l'Europa.
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13/01/2005 - «Evc, fuga per colpa del vapore»

Tratto da "Il Gazzettino" del 13 gennaio 2005 - pag. IX

Per l'azienda Evc, la fuoriuscita di gas acidi del 9 marzo 2001 non sarebbe stata dovuta alla corrosione della tubazione del reparto cv 22-23 del Petrolchimico, ma piuttosto all'immissione di vapore. In ogni caso però per il pm Felice Casson - che sostiene l'accusa al processo in corso davanti al giudice monocratico Chiara Bitozzi, alla sede mestrina del Tribunale di Venezia - nemmeno questo intervento sarebbe stato collaudato e non sarebbe avvenuto nel rispetto delle buone pratiche di gestione degli impianti a rischio industriale.Pio Forzati, consulente di Evc, la multinazionale responsabile della lavorazione del cloruro di vinile monomero (cvm) a Porto Marghera, ha riposto ieri alle domande poste dal Pm Casson e dal suo consulente Luigi Mara durante una nuova udienza del processo partito l'anno scorso. E il Pm è subito entrato nel vivo: "In un rapporto aziendale del '90 si afferma che era già pregiudicata l'efficienza proprio di quella linea del reparto cv 22-23; anni dopo si decide di intervenire anche con l'immissione di vapore, ciò non aggrava la situazione?" In risposta alla pubblica accusa, la tesi sostenuta da Forzati è che comunque la tubazione, interessata dalla fuoriuscita, sarebbe stata soggetta ad una velocità di corrosione modesta e non vi sarebbe nesso causale neanche in relazione al fatto che l'azienda, dopo il '90, per anni non ha controllato lo spessore delle tubazioni. Inoltre per Forzati il vapore non si sarebbe miscelato alle altre sostanze e non avrebbe provocato perciò una ulteriore corrosione del tubo. Ieri il consulente Evc ha anche risposto alle domande poste da Umberto Belluco consulente di Regione e Comune di Venezia rappresentati dall'avvocato Marco Vassallo. Per Evc l'incidente del 2001 sarebbe stato comunque di proporzioni molto ridotte e avrebbe comportato la fuoriuscita soltanto di 9 chili di acido. Di diverso parere, l'accusa che sostiene che sarebbero usciti 622 chili di gas acidi, tra i quali 31 chili di acido cloridrico, tutte sostanze tossiche e corrosive. Altre udienze del processo sono in calendario per il 2 febbraio, il 23 e il 30 marzo. La sentenza è prevista il 1 aprile.
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17/12/2004 - Processo al Petrochimico: condanne ma anche tante prescrizioni

Tratto dal Il Gazzettino del 17/12/2004

La sentenza della seconda sezione della Corte di Appello di Venezia, in netto contrasto con le decisioni del processo di primo grado, ha riconosciuto che la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini, e la tutela dell'ambiente lagunare non erano garantiti a Porto Marghera. Cinque sono state le condanne per la morte di Tullio Faggian, un operaio del Petrolchimico morto nel 1999 a causa di un tumore. Soddisfazione è stata espressa da tutte le associazioni ambientaliste ma anche da amministratori locali come il governatore della Regione Veneto, Galan, o il sindaco di Venezia, Costa.
Tuttavia non mancano malumori…la Corte d’appello di Venezia, infatti, ha anche emesso una raffica di prescrizioni. La sentenza, cioè, ammette che il Petrolchimico di Porto Marghera era un luogo malsano e pericoloso ma, allo stesso tempo, constata che è passato troppo tempo e che, quindi, le colpe degli imputati non possono essere sanzionate.

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29/11/2004 - In 6000 contro la chimica del cloro

Tratto da La Nuova di Venezia del 29/11/2004

L'assalto ai banchetti per la raccolta delle firme contro la chimica del cloro a Marghera mostra come il tema sia particolarmente sentito dai veneziani... Tuttavia non mancano posizioni contrastanti: la chiusura di alcune produzioni pericolose di Porto Marghera, infatti, richia di produrre un effetto "boomerang" che si ripercuoterà su altri settori produttivi dell'economia veneziana, primi tra tutti l'attività del porto.

Ecco i prossimi appuntamenti per la raccolta di firme:
Dove Quando
Mercato rionale di Favaro (via Monte Cervino) Giovedì 2 dicembre dalle 9 alle 12
Mercato di Mestre Venerdì 3 dalle 8.30 alle 12.30
Mercato di Marghera Sabato 4 dalle 8.30 alle 12.30
Entrata del Centro Commerciale "Le Barche" Sabato 4 e Domenica 5 dalle 14 alle 20
Mestre, Via Palazzo Sabato 4 dalle 8.30 alle 20.00
Mestre, Piazza Ferretto vicino Chiesa di San Lorenzo Sabato 4 e Domenica 5 dalle 8.30 alle 20
Venezia direzione Rialto Campo S. Apostoli Sabato 4 e Domenica 5 tutto il giorno
Venezia Strada Nuova Centro Civico San Leonardo Sabato 4 e Domenica 5 tutto il giorno
Venezia Campo San Salvador Sabato 4 e Domenica 5 tutto il giorno
Lido Gran Viale davanti supermercato Billa Sabato 4 e Domenica 5 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.30
Durante il seminario di Greenpeace (S.Maria delle Grazie, Via Poerio) Venerdì 3 dalle 17:00 alle 19:00
Marghera, presso la Farmacia Medina a Marghera durante gli orari di apertura


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