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Autore: ENZO PEDROCCO

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News della sezione Spopolamento

26/10/2006 - Casa, un dibattito senza risposte

Tratto da “Il Gazzettino” del 25/10/2006

Strumenti, nuove metodologie, razionalizzazione, vendita del patrimonio pubblico, lotta ai non aventi diritto. Il problema casa a Venezia è stato dibattuto all'Auditorium Santa Margherita, grazie ad un incontro promosso dal Forum di Dorsoduro. A fronte della mancanza di risorse, enti ed istituzioni hanno spiegato le proprie strategie per garantire un futuro abitativo a Venezia, anche se le domande più importanti sono andate disilluse: per le istituzioni la casa rappresenta un diritto sociale o civile?
Quali sono state le cause, dopo il 1968, per cui lo stesso appartamento valeva cento se inserito in un settore e dieci in un altro? E soprattutto, come mai il Comune lamenta un'orrida distribuzione di bed&breakfast, mentre è la stessa amministrazione a concedere le licenze? L'impressione è stata che ogni organismo preposto al settore casa brancoli nel buio, demandando ogni responsabilità ai finanziamenti per il Mose che assorbono tutti gli investimenti per la casa.
«Nel caso ex Junghans - ha detto l’assessore alla Casa, Mara Rumiz - il Comune non ha fatto il proprio mestiere, lasciando ogni iniziativa ai privati». Onestà intellettuale o suicidio politico, dal momento che all'epoca dei contratti con la Judeca Nova, la stessa Rumiz non era avulsa da Ca' Far- setti ma presidente del consiglio comunale. Ma non basta: alla notizia che quasi tutti i relatori sapevano ed hanno comunicato in merito alla concessione del 20 per cento dell' area Italgas da parte della stessa azienda, la stessa Rumiz ha strabuzzato gli occhi: il Comune non ne sapeva nulla, pur aspettandosi dall'operazione molto di più. Ha condito le perplessità Marino Folin, al termine del rettorato allo Iuav e presidente della nuova fondazione immobiliare universitaria per alloggi agli studenti, quando ha dichiarato che le case per studenti non devono entrare in collisione con il mercato abitativo per i veneziani. Però non ha spiegato come, dal momento che quattro mura con il tetto sopra possono essere utilizzati come si desidera e non hanno marchi preordinati di destinazione d'uso. Nel bailamme alla ricerca di ricette, l’unico ausilio concreto è venuto da Gustavo Rui, direttore dell'Ater, che spiegando le modalità del recupero degli alloggi con diretto intervento degli assegnatari, ha quantomeno indicato una via percorribile perché il cosiddetto ceto medio rimanga a Venezia e permanga una risorsa. Marco Zordan, per il Forum, ha parlato del turismo come elemento non controllato capace di annichilire le possibilità abitative, mentre Ezio Micoli, presidente Immobiliare veneziana, ha sottolineato come il problema della casa a Venezia sia il problema dell'intera città.
Tullio Cardona

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23/10/2006 - Nel 2010 Venezia avrà meno di 60mila abitanti

Tratto da “Il Gazzettino” del 23/10/2006

Settecentosessanta nove in meno. Tra il 31 dicembre scorso e il 30 settembre di quest'anno, il comune di Venezia ha perso un bel po' di residenti, confermando la tendenza al calo. Calo che dura ormai dal lontano 1969; nel '68 si arrivò al massimo storico di 367.832 unità. A fine settembre, in base ai dati del Servizio Statistica e Ricerca di Ca'Farsetti, gli abitanti del capoluogo sono scesi sotto le 269mi1a unità.
Da quando il Cavallino è diventato comune autonomo, nel 1999, a Venezia si sono perduti più di ottomila residenti.
La diminuzione della popolazione ha colpito soprattutto centro storico ed estuario. La terraferma invece ha sostanzialmente mantenuto i propri residenti: grazie all'incremento di popolazione in alcuni quartieri, che ha compensato il forte calo di Mestre centro. Grazie anche al forte incremento dei cittadini stranieri iscritti all'anagrafe. Il numero di stranieri residenti è aumentato anche in centro storico e nell'estuario, ma non è bastato a compensare la perdita di resi- denti "nostrani". A1 30 settembre, nel centro storico c'erano 61.901 persone, 30.749 nell'estuario. All'inizio dell'anno si era a quota 62.296 (meno 395 in 9 mesi) nella città storica, 31.03S (meno 286) nell'estuario. Si tratta del minimo storico del dopoguerra: nel 1951 a Venezia abitavano ufficialmente 174.808 persone, nell'estuario 44.037.
I quasi 62mila residenti del centro storico sono, in base ai dati aggiornati quotidianamente dal Servizio Statistica e Ricerca comunale, prevalentemente donne: 33.311, contro 28.590 maschi. San Marco- Castello la zona più abitata, con 37.340 residenti ufficiali. Ma è anche la zona che ha perduto più abitanti: meno 344 dall'inizio dell'anno.
Dorsoduro e Giudecca (24.561 residenti) hanno contribuito solo con 51 unità al calo della popolazione. Crescono gli stranieri: 3.236 quelli regolari a fine settembre, 152 in più in nove mesi. Per quanto riguarda l'età, ben 21.300 residenti sono tra i 41 e i 64 anni, seguiti da sessantacinquenni ed ultra, con 17.696 unità. Segue la classe d'età tra i 19 e i 40 anni: 14.800, mentre tra zero e cinque anni ci sono 2.723 persone.
Insomma, Venezia è una città di anziani: lo conferma l'alto numero di vedovi e vedove, 6.700 in totale; per la gran maggioranza (5.717) sono donne. Numerosi i divorziati e divorziate: ben 1.778. Anche in questo caso, sono più numerose le donne: 1.082, contro 696 maschi. Il totale delle famiglie del centro storico è, al 30 settembre, di 31.629 unità: quasi la metà (15.053) è formata da un solo componente; un altro segnale, assieme all'elevato numero di anziani, della fragilità sociale della città storica. Rare le famiglie oltre i 5 componenti, soltanto 161.
Quanto alla composita realtà dell'estuario, a perdere abitanti è soprattutto il Lido, che al 30 settembre aveva 17.504 residenti, meno 158 da inizio anno. In calo anche Pellestrina, con 4.243 unità (meno 35), Murano (5.625, meno 67) e Burano-Torcello (3.377, meno 26). La popolazione femminile è in maggioranza, come nel centro storico: 16.219 le donne, 14.530 gli uomini.
Gli stranieri sono 779, appena 28 in più nei primi 9 mesi dell' anno; 590 i divorziati, dei quali 348 donne. Le vedove sono enormemente più numerose dei vedovi: 2.621 le prime, 485 i secondi, per un totale di 3.106. Quanto all'età, oltre la metà dei residenti ha più di 41 anni. Per l'esattezza, 10.512 sono tra i 41 e i 64, e 8.254 sono più anziani; sotto i 5 anni, 1.433 residenti. A fine settembre l'estuario contava su 13.584 nuclei familiari, dei quali "solo" 4.646 formati da una persona. Per due terzi (3.015), le famiglie monocomponente sono al Lido.
Fin qui le statistiche. In base alle previsioni elaborate dal Comune, nel 2010 il centro storico dovrebbe scendere sotto i 60mila residenti e l'estuario sotto i 30mila; ma c'è il rischio che la non rosea previsione possa avverarsi, di questo passo, con un anno d'anticipo.
Roberto Brugnoli

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24/06/2006 - «I giovani non devono abbandonare Venezia»

Tratto da "Il Gazzettino" del 24/06/2006

La città ha bisogno di giovani per non essere ridotta alla succursale del cimitero di San Michele. Non usa mezzi termini Elio Dazzo, presidente dell'Associaizone pubblici esercizi, per ricordare al pubblico invitato a palazzo Ducale, per i 60 anni dell'Aepe, che il centro storico ha bisogno di essere ripopolato. I giovani, insomma, sono in via di estinzione. Il dovere di tutti consiste nel trattenere le nuove generazioni e non favorirle all'esodo. «Una prima opportunità la troviamo nel mondo universitario e sono convinto che le università di Venezia sapranno indirizzare la loro più preziosa risorsa: i giovani e la ricerca» dice Dazzo. Un tema, questo, che fa da filo conduttore degli interventi. D'accordo con il presidente di Aepe anche l'ex rettore dello Iuav, Marino Folin. «Una città se non ha come componente strutturale i giovani è destinata a morire - esordisce - Il problema di Venezia è che non ha una quota percentuale di popolazione giovane analoga alle altre città». E l'Università attualmente garantisce una rilevante fetta di giovani: gli studenti universitari, forse a volte scomodi ma in grado di rivitalizzare il centro storico. «Se vogliamo che Venezia sia una città normale bisogna che cerchiamo di difendere la presenza dei giovani - continua Folin - dobbiamo alzare la quota degli studenti residenti, che sono attualmente 5mila ma la domanda arriva da parte di altri 5 mila tra Ca' Foscari e Iuav. Ci sono tuttavia delle condizioni basilari: la residenza e la qualità dei servizi offerti». Secondo il soprintendente regionale Pasquale Malara, Venezia «deve fare una correzione di rotta», perchè il fenomeno del turismo negli ultimi anni è degenerato. «Spesso si viene a Venezia non tanto per vedere questa sua unicità mondiale ma per il fatto di esserci stati, come fosse un pellegrinaggio - sottolinea - è una fruizione brevissima e limitata all'esterno». Parallelamente all'espandersi incontrollato del turismo di massa, ha ricordato Malara, si è assistito ad un'emorragia costante di abitanti, dovuta alla dificoltà negli spostamenti ma anche ai prezzi . «Agli abitanti dobbiamo garantire servizi e case - ha concluso - è un problema di responsabilità comune, che non investe solo l'amministrazione comunale ma tutta la comunità civile ed economica». Il sindaco Cacciari ha invece richiamato l'attenzione sull'esigenza di innovare migliorando l'offerta qualitativa dei pubblici esercizi, diventando competitivi e quindi abbassando i prezzi , e presentando un sistema che comprenda le "ricchezze" di Venezia, l'artigianato, la cucina, il sistema musale, culturale, gli eventi e gli spettacoli. «Questa giunta punterà molto su Mestre - ha detto il sindaco - per aumentare la qualificazione culturale della città e una qualificazione degli aspetti monumentali. Questa città deve ospitare giovani e rendere complementare la loro presenza ad altri settori e ceti della popolazione tenteremo di aumentare l'offerta di residenza agli studenti, vedremo con quali tempi e spazi». Sul fronte dei giovani, Dazzo ha annunciato la nascita del Gruppo Giovani Esercenti, «che sarà la palestra per la preparazione e formazione dei dirigenti di domani».
Manuela Lamberti
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13/05/2006 - L'impegno di reinvestire sulla città le risorse portate dal turismo

Tratto da "Il Gazzettino" del 13/05/2006

Il turismo è la prima voce dell'economia veneziana, da cui - complice lo spopolamento di residenti - sono finiti per dipendere anche altri settori, come il commercio o l'artigianato. Sempre più negozi sono votati ai turisti, sempre più piccole imprese artigianali si convertono a prodotti-souvenir. Poche realtà al mondo hanno una dipendenza economica dal turismo così elevata come Venezia, eppure questa ricchezza si ferma prima di una ricaduta di cui potrebbe beneficiare tutta la città. Fatti salvi un paio di casi (il servizio di trasporto pubblico e la tassa dei rifiuti , che il contributo dei "foresti" contribuisce a garantire su livelli accettabili per i residenti), le risorse del turismo vengono intercettate dalle categorie di cui sopra e non circolano. Un esempio: la Mostra del cinema porta al Lido tanti soldi, ma marciapiedi e strade sono da terzo mondo. Decenni di Legge speciale hanno fatto in modo che fosse qualcun altro (il settore pubblico) a pensare alla città. Ma ora, chi ci pensa? I grandi capitali e le grandi banche girano altrove. Gli sponsor o gli investimenti esterni faticano ad arrivare perché la città, rispetto ad altre, fatica a presentare progetti di ampio respiro che facciano da attrattori di capitali. Il caso Pinault è incoraggiante, perché il magnate francese ha sì riaperto Palazzo Grassi, ma ha anche fatto un affare immobiliare (due con Punta della Dogana), rivalutando per di più la sua collezione privata. Ma è una mosca bianca.
Ora istituzioni e categorie scoprono la necessità di "fare sistema" anche a Venezia per trovare risorse da destinare al mantenimento o al rilancio della città. Il problema è: come mettere in circolo il tesoro che il turismo porta qui ogni giorno? La Camera di commercio ha adottato il codice etico della responsabilità sociale dell'impresa e si è costituita come motore di quel "Club dei 12" che riunisce, ad alti livelli, istituzioni e mondo economico. È quella la sede per superare particolarismi e incrostazioni che paralizzano i rapporti tra le categorie a livello più basso. Ed è in quella sede che andrebbe sancito, come principio di responsabilità sociale delle imprese, l'impegno a reinvestire su Venezia e sui veneziani da parte di quelle categorie che guadagnano con il turismo.
DAVIDE SCALZOTTO

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25/01/2005 - Ennesimo "Bed & Breakfast" in centro storico?

Tratto da "Il Gazzettino" del 25 gennaio 2005 - pag. IV

Ennesimo "Bed & Breakfast" in centro storico? Ancora non è stato confermato, ma tutto lascia prevedere che il nuovo insediamento sia ormai molto vicino. Certo che per un servizio, si fa per dire, in dirittura di arrivo, un altro, e molto più importante, è destinato a scomparire definitivamente.
Nel centralissimo campo San Provolo, dietro San Filippo e Giacomo, sta per chiudere i battenti l'ufficio postale, secondo un piano di "razionalizzazione" che la direzione centrale delle Poste italiane ha deciso da tempo di attuare.
«A Campo San Provolo - ha spiegato Giorgio Pontello, a nome di molti residenti nella zona - saranno posti i sigilli non appena completati i lavori di ristrutturazione dell'ufficio postale dell'Ascensione, a San Marco». Siamo alle solite; questioni di bilancio vengono portate a giustificazione della chiusura degli uffici, che rappresentano veramente una pubblica e indispensabile utilità per la gente.
Questo ufficio postale svolge certamente un importante servizio: ne fa prova l'afflusso continuo di persone che accedono ai servizi bancari, ai conti correnti e alla spedizione di posta di ogni tipo di dimensione.
A questo ufficio, in particolare, si rivolgono centinaia di pensionati per il ritiro delle loro pensioni ed ancora gli uffici di professionisti, alberghi e negozi della zona - una zona oltre che intensamente abitata da veneziani, anche ad alta percentuale turistica e commerciale - per la spedizione di plichi, oggetti acquistati, francobolli e pacchi di ogni tipo.
Ad ogni ora si può notare una lunga fila di clienti e così altrettanto dicasi per gli uffici all'Ascensione, dove in continuazione, specie nel periodo estivo, le persone in attesa del loro turno sono a decine. "Non si capisce, quindi, avverte Pontello (che ha pure inviato una lettera al Consiglio di Quartiere, che peraltro poco potrà fare) per quali ragioni, se un'attività è richiesta e produce, debba essere sospesa irrevocabilmente.
Una chiusura che determinerà un grave disagio sia nei cittadini che nelle attività produttive dislocate nella zona e che dovranno rivolgersi ad un ufficio più lontano, con evidente perdita di tempo, oltre che altamente frequentato, e quindi con prevedibile intasamento.
La cittadinanza, dunque, sarà ancora una volta penalizzata. Ma tanto: il fabbricato è già stato venduto: e quindi... ben arrivato, centesimo "Bed & Breakfast"!

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