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Autore: ENZO PEDROCCO

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Spopolamento

Spopolamento e ...
Nel 1950 il centro storico di Venezia era abitato da circa 184.000 persone. Oggi in questa zona si contano non più di 65.000 abitanti...
Nel corso degli ultimi 50 anni il centro storico ha perso quasi due terzi dei suoi abitanti: vale a dire che in media 2.300 persone all’anno lasciano questa zona della città. La diminuzione delle nascite, l’aumento del tasso di mortalità, il saldo migratorio costantemente negativo, la difficoltà nel trovare un’abitazione, l’alto costo della vita (i dati forniti dall’Ufficio Statistica del Comune nel mese di gennaio 2003 hanno evidenziato come Venezia risulti tra le città con il livello più alto di incremento dei prezzi su base annua) sono alcune delle cause di questa diminuzione del numero dei “reali veneziani” (i residenti) e del conseguente innalzamento dell’età media della popolazione locale.

... “denaturalizzazione” della comunità veneziana
A questi fattori si sono sommati, soprattutto in quest’ultimo decennio, gli effetti “collaterali provocati dall’imporsi della monocultura turistica nel sistema economico della città. L’evidente cambiamento d’uso di molte abitazioni del centro storico (sempre più spesso trasformate in locande, pensioni, alberghi e B&B), accompagnato dalla chiusura di numerosi negozi alimentari riconvertiti in attività commerciali rivolte ai turisti, sono esempi che illustrano bene il trend di sviluppo che la città lagunare sta seguendo. Se si considera poi anche l’incremento del numero degli “abitanti temporanei” (studenti e lavoratori fuori sede domiciliati ma non residenti in città) si capisce bene come mai il centro storico veneziano stia subendo una “denaturalizzazione” della propria comunità con conseguente scomparsa di quelle caratteristiche socio-economiche che definivano l’antica città lagunare.

Un esempio: i trasporti
Un esempio di tali cambiamenti è dato dal settore dei trasporti. Prima che gli austriaci costruissero il Ponte della Libertà (1846), l’unico mezzo per raggiungere la terraferma era la barca a remi. Questa necessità ha fatto sviluppare nel corso dei secoli tecniche specifiche e originali sia di voga, sia di cantieristica navale. Oggi l’esigenza di spostarsi rapidamente da un posto all’altro con il minor sforzo possibile, ha ridotto sensibilmente il numero delle imbarcazioni a remi e dei giovani che praticano la voga alla veneta con gravi impatti economici, culturali ed ambientali. L’avvento delle barche a motore, infatti, oltre alla chiusura di antichi squeri che non sono riusciti a sopravvivere alla concorrenza tecnologica, ha causato un sensibile incremento del moto ondoso, origine oggi di gravi danni a tutto il sistema lagunare, e la quasi totale scomparsa di quella particolare categoria detta degli “squeraioli” tipica della società veneziana.

Quali prospettive per la città?
Venezia, quindi, città unica al mondo, tra le più sicure d’Europa (i crimini violenti sono rari e la delinquenza è inferiore a quella di altre città), con un tessuto urbano in grado di garantire intensi rapporti sociali, percorribile a piedi senza traffico e smog, ideale, in quanto a spazi e sicurezza, per i bambini di ogni età, rischia di trasformarsi in un museo a cielo aperto, in un grande “parco monumentale” privo di quelle tradizionali caratteristiche che per molti secoli hanno reso unica la cultura veneziana.

Riferimenti Bibliografici
(1) Musu I., Ramieri E., Cogo V. (1998), Indicatori di sostenibilità. Uno strumento per l’Agenda 21 a Venezia, Fondazione Eni Enrico Mattei
(2) Comune di Venezia - ufficio statistiche (2002), La popolazione residente per sesso e classi di età