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News della sezione Economia

14/06/2006 - Gli albergatori bocciano l'aumento della Linea 1 solamente per i turisti

Tratto da "Il Gazzettino" del 14/06/2006

L'Associazione veneziana albergatori si oppone al progetto di aumentare il biglietto dei vaporetti della linea 1 da 5 a 8 euro e alla proposta di creare dei varchi differenziati per i turisti agli imbarcaderi. «Otto euro sono effettivamente eccessivi - afferma il presidente dell'Ava, Franco Maschietto - soprattutto se la tariffa viene applicata alla linea 1, considerata strategica per la circolazione in città dei turisti che risiedono negli alberghi. Sarebbe la ciliegina sulla torta dopo la creazione della tassa delle Ztl. In questo modo si rischia di far scappare i turisti da Venezia. Oppure, al contrario, pur di non pagare i soldi del biglietto dell'Actv la gente potrebbe riversarsi nelle calli intasando così il traffico pendolare».Esistono alternative per agevolare i residenti all'imbarco dei vaporetti? «Prima di tutto dovrebbe essere apportata una doverosa differenziazione tra turisti pendolari e pernottanti - spiega il presidente - I turisti che risiedono negli hotel di Venezia dovrebbero essere trattati come turisti residenziali perché creano economia per la città e quindi dovrebbero essere considerati in maniera differente rispetto ai pendolari. La responsabilità di concretizzare nella realtà questa differenziazione tra turista residente e pernottante spetta alla pubblica amministrazione. Una provocazione potrebbe essere proprio quella di creare dei biglietti elettronici ad hoc, oltre che per i veneziani residenti, anche per i turisti che alloggiano negli hotel. Oppure creare una corsia differente, rispetto ai pendolari, a chi arriva all'imbarcadero con la valigia o il coupon dell'albergo dove è diretto. Queste sono soltanto idee, è ovvio che la decisione spetta all'amministrazione comunale».
«Spero - aggiunge Maschietto - che l'aumento dei biglietti sia limitato soltanto al periodo estivo, quando si verificano le maggiori difficoltà di accesso ai vaporetti per i veneziani. Perché se l'aumento dovesse essere protratto anche nei mesi invernali la città ne soffrirebbe molto: non dobbiamo dimenticare che proprio nei mesi invernali, quando cioè si registra la minor affluenza di visitatori, Venezia risente negativamente a livello economico del periodo della diminuzione dei flussi turisti ci».
«In secondo luogo è fondamentale istruire gli stranieri attraverso personale qualificato multilingue, in particolare inglese, tedesco e francese, così come avveniva in passato, identificabile con un'apposita targhetta al quale dovrebbe essere affidato il ruolo di regolare il traffico turisti co, informando gli stranieri sulle linee da utilizzare per raggiungere la destinazione dellhotel. E poi mi chiedo perché gli ospiti degli alberghi dovrebbero pagare ancora? Gli albergatori pagano già per loro».Maschietto conclude attaccando Salvadori: «L'assessore oltre a chiamare a raccolta gli albergatori per spiegare loro come devono comportarsi i turisti una volta giunti a Venezia, dovrebbe anche predisporre un apposito servizio di accoglienza e d'informazione nei punti strategici della città come Piazzale Roma, Rialto, Stazione ferroviaria di Santa Lucia e Accademia. Salvadori dovrebbe occuparsi del turismo e non solo del decoro».

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19/05/2006 - Dobbiamo decidere quale città vogliamo

Tratto da "Il Gazzattino" del 19/05/2006

Riportiamo l'intervento di Umberto Corrà esponente della Confartigianato Veneto sul tema della monocultura turistica a Venezia.

Dopo che per molti anni ci si è adagiati sul "foresto" che, bene o male, garantiva un sufficiente giro d'indotto, ora ci si lamenta che gruppi d'interesse frenano iniziative che possono far fare un salto di qualità e vivacizzare una città che da anni si è incamminata su un solo binario: il turismo . Tutti invocano la terapia miracolosa, i grandi eventi, l'expo, le olimpiadi e quant'altro di grande e di grande impatto si possa immaginare. Forse avranno pensato anche ad una riedizione dei Pink Floid, a un secondo carnevale o ad un convegno su tutti gli artisti di strada e i menestrelli del mondo. Ma questa nostra città vogliamo farla vivere come una vera città? O le tentiamo tutte per renderla invivibile o, peggio,ridurla come un luna park? Possibile che per Venezia il viatico sia solo quello di farla invadere da centinaia di migliaia di persone? Possibile che non si sia ancora capito che la strada dei grandi eventi ingrasserà ulteriormente settori economici già satolli? Ci sarà pure una strategia che ci liberi dalla monocultura turistica e che faccia di Venezia una città a economia polivalente. Proprio Bortolussi e De Checchi si accorgono, ora, che a Venezia ci sono settori che ingrassano esageratamente e altri che languono in attesa di morte certa? Stranamente i settori che spariscono appartengono proprio al comparto che loro curano. Bortolussi è sempre stato, coerentemente, da una parte politica e da oltre trent'anni è segretario CGIA dell'artigianato di Venezia terraferma e ora assessore alle attività produttive. De Checchi, per difendere gli artigiani, si è aggrappato, a destra e a sinistra, dove gli pareva che gli artigiani potessero contare di più, da circa trent'anni dirige l'artigianato di Venezia insulare ed è amministratore delegato di ArtAmbiente. Ebbene, questi due uomini che da trent'anni hanno nelle loro mani, e ne determinano i destini, quasi tutta la potenzialità della piccola impresea del territorio oggi si accorgono dell'esistenza di freni imposti dai poteri conservatori, precisando, "non politici". Meglio tardi che mani, ma la cura proposta non mi pare che risolva gli atavici problemi di Venezia ove il vero problema è la moltitudine di persone che viene solamente per gli eventi, lascia tonnellate di immondizie e poi se ne torna a casa. Solo pochi conoscono ciò che a Venezia si produce. Una città è tale quando è vivibile, con negozi e servizi utili a chi vi abita, con una economia autonoma, senza comparti privilegiati e prevaricanti. Non è accettabile che ci siano "libertà" senza regole, non governate, incontrollate e impunite. Di turismo si vive ma di turismo si può anche morire. Il turismo è indispensabile e non va criminalizzato ma dovrebbe essere una delle molteplici componenti che formano l'economia di una città, non la sola. Si fa presto a capire chi è che tira solo da una parte e fa in modo che nulla si muova. Se gli affitti dei laboratori sono impossibili la colpa e di qualche potere forte che ne disegna i prezzi, così illocali vengono utilizzati in attività legate al turismo e le attività produttive chiudono. Se per avere un appartamentino a Venezia non bastano 1500 euro, la ragione è sempre la stessa: servono case e stanze per i turisti. Vivere in centro storico con uno stipendio normale è impossibile, sempre per la stessa ragione, così la città si svuota e tutti vanno in terraferma. Ma se Venezia piange Mestre non ride, l'onda lunga ha raggiunto la gronda lagunare e si insinua nell'abitato mestrino, sicuramente gli auspicati grandi eventi che fanno affluire grandi masse (ma durano poco o poche ore) faranno fluttuare ulteriormente il costo della vita. Perché non si è fatto nulla per favorire le attività produttive del centro storico? Quelli che Bortolussi e De Checchi chiamano: rilancio di grandi progetti", io ho sempre creduto che si trattasse di interventi organici che permettessero un vero rilancio della produttività, per far pulsare la città in modo uniforme, non certo per una liaison tra il Natale e il Carnevale o un grande evento che sconvolga la città per una settimana. Ho pensato a progetti di sostegno a lungo termine, alla tutela dei laboratori nel centro storico che sono il connettivo del tessuto urbano, ho pensato alla divulgazione e commercializzazione dei prodotti dell'artigianato, già vedevo sale espositive collettive in Venezia e nei quattro angoli del mondo o siti internet di grande visibilità mediatica promossi dal Comune di Venezia o dal sindacato CGIA, ove la nostra produzione poteva essere visitata da tutti gli operatori economici del mondo o anche da compratori privati. Già vedevo una quantità di pubblicazioni varcare i cieli e solcare i mari per far conoscere il livello culturale e la qualità degli oggetti che si creano in Venezia. Speravo in un vero progetto per la riqualificazione con una vera formazione a grandangolo, che non sia utile solamnte ai formatori o a chi organizza corsi. La nostra città è organizzata in modo bizantino ove ogni gruppuscolo pensa alla propria congrega, l'amministratore pubblico teme (o ha paura?) di urtare una tale o tal categoria, si reclama in modo inurbano disturbando tutta la cittadinanza quando si toccano piccoli interessi di parte, la disorganizzazione e l'abuso è visibile dal momento che uno arriva al Tronchetto fino all'"apoteosi" di Piazza S. Marco. Se non si ha il coraggio di colpire e di scontentare qualcuno (anche se si sa che poi vota) non ne verremo a capo. La colpa è solo nostra, soprattutto di coloro che avrebbero dovuto agire ma anche di tutti i cittadini che avrebbero il dovere di parlare. Talvolta il silenzio non è d'oro.

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22/11/2005 - Numero chiuso per l'ingresso in città? No, favorire chi prenota!

Tratto da "Il Gazzettino" del 22/11/2005

Che le pietre di Venezia siano calpestate ogni anno da troppa gente non è certo una novità. E non lo sono neppure le provocazioni di chi vorrebbe giustamente porre un freno all'invasione di turisti pendolari istituendo il numero chiuso, la prenotazione oppure una tassa d'ingresso. Certo è che qualcosa occorre fare perché l'impatto di 14-15 milioni di persone su una città così piccola non è più sostenibile sia fisicamente sia per gli aspetti economici e sociali che tutto questo comporta.
«Non si può chiudere la città ai turisti - commenta il direttore dell'Associazione albergatori, Claudio Scarpa - ma stiamo arrivando a livelli di sopportazione massimi. Cosa si farà nei prossimi anni, quando si affacceranno sul mercato turistico cinesi, indiani e russi? I 15 milioni potrebbero diventare 25 e cifre del genere non sarebbero certamente sostenibili».
E allora, quali sarebbero le alternative? Chiudere il ponte con delle sbarre e formalizzare ciò che Venezia già è, cioè una città museo? Oppure introdurre una tassa sull'ingresso?
«Si tratta - continua Scarpa - di spalmare il turismo 12 mesi all'anno e favorire chi prenota la visita alla città. La tassa sull'ingresso è una giusta provocazione, che però è inattuabile. Lo strumento da utilizzare è la razionalizzazione degli arrivi. Se ci fossero terminal turistici "veri" con prenotazione obbligatoria, si otterrebbe già un risultato. In realtà, i terminal "veri" a Venezia non ci sono. Bisogna cominciare a favorire chi prenota con una serie di facilitazioni, come biglietti Actv e ingressi nei musei agevolati e penalizzare con costi maggiori chi non lo fa».
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10/10/2005 - Panettieri a Venezia, specie in via di estinzione

Tratto da "Il Gazzettino" del 10/10/2005
Ogni anno un panetterie abbassa la serranda. Un tracollo inesorabile con numeri che lasciano poco spazio alla speranza. Nel 1985, in centro storico, erano attivi 55 forni. Ora sono poco più di una trentina visto che in questi vent'anni ne sono stati chiusi ben 21. A dir poco clamoroso il caso del sestiere San Marco dove dei 7 forni esistenti a metà degli anni Ottanta ne sono spariti addirittura 5.Nonostante queste cifre da brivido, i panificatori non hanno alcuna intenzione di mollare e stanno avviando una grande manifestazione in programma per venerdì 14 e sabato 15 dalle 11 alle 17.30. In quattro punti della città (campo Santo Stefano, campo San Polo, Strada Nuova e via Garibaldi) verranno allestiti altrettanti stand dove oltre a sensibilizzare la popolazione su questa vera e propria emergenza verrà distribuito gratuitamente pane fresco e verranno raccolte offerte da devolvere in beneficenza. Curioso l'appello "Pane fresco preparato tutte le notti a Venezia: ma fino a quando?" si chiedono gli operatori che in passato hanno già svolto iniziative analoghe e che in quest'ultimo caso hanno interessato anche l'assessorato alle attività produttive.
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01/02/2005 - Turismo e crisi: pochi stranieri, hotel e palazzi sono semivuoti

Tratto da "Il Gazzettino" del 1 febbraio 2005 - pag. II

Alberghi semivuoti, meno eventi, meno turisti, persino meno "pendolari" del Carnevale. Insomma, la festa più trasgressiva dell'anno (ma anche quella che nel 2004 aveva portato a Venezia nel primo weekend circa 130.000 visistatori), è iniziata decisamente sottotono: 20.000 turisti sabato, 25.000 domenica. Tanto che anche le feste nei palazzi ne stanno subendo lo scotto. Prenotazioni in calo un po' dappertutto rispetto alla passata edizione (al "Ballo di Casanova" ad esempio, tenutosi sabato scorso a Palazzo Pisani Moretta, hanno partecipato 150 persone su 220), ma gli organizzatori in linea di massima sono fiduciosi che prima della fine della settimana i numeri cominceranno di nuovo a salire. Sarà, ma per il momento la situazione non è certamente rosea. Basti pensare che per il "Ballo del Doge", l'happening più chic, che si svolgerà sabato 5, siamo arrivati a quota 200 su 350 posti disponibili. Madrina d'eccezione quest'anno sarà la stilista Vivienne Westwood che arriverà a Venezia nei panni di Elisabetta I d'Inghilterra.
«E' avvilente parlare di numeri per noi - ha detto l'organizzatrice Antonia Sautter - perché ciò che ci interessa è fare una cosa bella per la città e ogni anno ci mettiamo passione, impegno e soldi. Quest'anno, tra le altre cose, per la prima volta il gran galà si svilupperà all'esterno. Sulla facciata di Palazzo Pisani Moretta, infatti, sarà installata una enorme maschera neutra su cui saranno proiettate le immagini selezionate dal team della Visual Factory. In questo modo una parte del divertimento e della magia potranno essere goduti anche da chi casualmente passa sul Canale o si trova sull'altra riva. Mi piace l'idea di regalare un sogno».
Nessun appuntamento saltato, ma la preoccupazione regna anche nel Circolo culturale italiano, organizzatore di ben 24 eventi nell'ambito dell'edizione 2005 e che nelle prime giornate ha registrato un vistoso calo di presenze. Tra le feste del Circolo c'è anche il "Ballo Tiepolo" firmato dalla baronessa Romana von Sohilgen in programma per giovedì grasso, 3 febbraio, sempre a Palazzo Pisani. Finora i biglietti staccati sono stati 150 su 250.«Il Carnevale di quest'anno - ha sottolineato Fabio Momo - è decisamente sottotono per due motivi fondamentali. Il primo è che negli ultimi anni si sta perdendo la peculiarità della festa,sempre meno gente ha voglia di vestirsi in maschera e in secondo luogo perché l'evento non è adeguatamente pubblicizzato. Le faccio un esempio: alla Fiera internazionale del Turismo non c'era nessuno a parlare del Carnevale, inoltre non esiste un numero di telefono a cui rivolgersi prima che la manifestazione cominci. E allora, come possono fare i turisti a decidere di venire da noi? Ho l'impressione che non si comprendano le potenzialità di una festa sognata da mezzo mondo. E poi, l'offerta è scarsa...».
Non si lamentano gli organizzatori del "Ballo dei sospiri", la festa a sfondo erotico ma non volgare che per il 2005 propone il sottotitolo "Virgins and vampires", venerdì 4 a Palazzo Contarini dalla Porta di Ferro. «Finora abbiamo registrato una quarantina di partecipanti - fa sapere Michele Serafini - ma noi non abbiamo grosse pretese, perché al massimo possiamo ospitarne 70. Si tratta di molti affezionati che tornano ogni anno e dunque non siamo spaventati». Nessuno crede che a decretare il l'andamento "lento" delle prenotazioni per le feste possa essere il prezzo alto del biglietto (le tre feste citate, per fare soltanto qualche esempio, costano rispettivamente 500, 390 e 420 euro).Ma allora non si spiegherebbe perché invece si sia registrato un boom degli eventi "minori" e più economici. Quasi sempre tutto esaurito, infatti, per pomeriggi cioccolata, cocktail e pranzi dai prezzi decisamente più abbordabili (dai 35 ai 190 euro per quelli più sofisticati e completi). Ma che consentono almeno di "respirare" l'aria del Carnevale. Piangono anche gli albergatori che pure in questo Carnevale non avevano creduto tanto da ridurre drasticamente il loro contributo da 500.000 a 100.000 euro. Quasi tutte le strutture ricettive sono semivuote e anche per la notte di sabato, storicamente la più affollata, ci sono ancora molti posti disponibili. «Un disastro - commenta lapidario Claudio Scarpa, direttore dell'Ava, l'Associazione veneziana albergatori - e per mille motivi. Non voglio entrare in polemica con nessuno, ma mi sembra evidente che la festa sta perdendo la sua vera funzione, bisognerà mettersi attorno a un tavolo a discuterne. Inoltre quest'anno il Carnevale è troppo basso, gli eventi di richiamo sono pochi e la pubblicità è stata fatta troppo tardi. Posso dire che ad oggi le strutture ricettive, soprattutto quelle da tre stelle in su, durante la settimana sono vuote al 70% e per il weekend abbiamo ancora un buon 30% di camere libere. Si tratta soprattutto di ospiti italiani e francesi mentre sono calati ad esempio gli americani».
Una ricetta per recuperare i turisti statunitensi la propone Nicolas Arnita che sabato sera, a Ca' Zanardi, ha riunito un centinaio di ospiti per la festa con le Marie. «Bisogna cercare di rendere conveniente il loro soggiorno a Venezia - spiega Arnita - Con l'euro forte sul dollaro è inutile alzare i prezzi. Occorre presentare agli americani tariffe che tengano conto del rapporto un euro uguale a un dollaro. Magari ci si rimette un po', ma si riempiono le stanze».
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