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News della sezione Economia

02/10/2006 - II Comune si prepara per la City tax "Una tassa elastica per tutti i turisti"

Tratto da “Il Venezia” del 02/10/2006

«Bene, sono contento che si sia preso atto che per mantenere Venezia e altre città d'arte servono i contributi anche di chi la visita come turista. Però ritengo che ogni amministrazione debba restare in parte libera di decidere come applicare questa tassazione». Ad appoggiare 1'annuncio di Francesco Rutelli fatto nel corso della terza conferenza nazionale sul torismo e 1'assessore Augusto Salvadori.
L idea di poter in qualche modo "aiutare" le casse del comune nella costosissima gestione della città tassando anche chi ci passa per le ferie, piace. E vi-sta la posizione di Rutelli questa ipotesi é sempre più vicina diventare certezza. L'unica incognita che ancora non e ben chiara, é come questo principio diventerà pöi tecnicamente una tassa. «Senza dubbio dovremo confrontarci con tutte le categorie commerciali della città e trovare una formula che vada bene a totti - prosegue Salvadori -. Per gli operatori non dovranno esserci assolutamente costi aggiuntivi. Anzi, il loro ruolo sarà semplicemente quello di sostituti d'esazione».
«Un'ipotesi sulla quale ragionare potrebbe essere quella di tassare i consumi legati al turista che passa e soggiorna in città - prosegue Salvatlori -. Si potrebbe prevedere una trattenuta in bassissima percentuale secondo quanto spende per bere e mangiare. Non ultima, prevedere di tassare i souvenir tipici, solo però se si supererä una spesa minima di una guarantina d'euro». Il ragionamento che applica Salvatori é semplice e lineare: far pagare tutti in base alla loro possibilità di spesa e non in base all'ingresso in città. «E’ ovvio che chi mangia un panino non può essere tassato come chi va a mangiare in un lussuoso ristorante. Stesso ragionamento per gli alberghi. Chi si pub permettere di soggiornare in una struttura ad una stella non é giusto che paghi come chi può soggiornare in un lussuoso hotel». Secondo Salvadori, anche da parte dei turisti non ci saranno lamentele o di certo non si perderanno visitatori per queste operazione. «Più che di una tassa parlerei di un aiuto per partecipare al mantenimento e la difesa del patrimonio culturale e artistico della città, per garantire manifestazioni ed eventi»
Andrea Ciccarelli

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19/08/2006 - La Dow non riapre, tutto il Petrolchimico rischia

Tratto da "Il Gazzettino" del 19.08.2006 - Pag. I

La multinazionale Dow, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto riattivare gli impianti dopo una fermata di 15 giorni per manutenzione, ha annunciato di non aver intenzione di rimettere in ciclo la produzione. Almeno non subito. La chiamata al vice direttore degli industriali di Venezia è arrivata ieri mattina. Una telefonata breve da parte della direzione di Dow Chemical per annunciare che gli impianti di Tdi di Porto Marghera non avrebbero riaperto come da programma. Stabilimento chiuso almeno fino alla fine del mese di agosto. Immediata la risposta dell'Amministrazione, con il sindaco che ha invitato il ministro Bersani ad anticipare la riunione con aziende, fissata per la metà di settembre. Se gli impianti della Dow dovessero rimanere improduttivi a lungo, lo stop potrebbe causare gravi ripercussioni in tutto il sistema del ciclo del cloro ad essa collegato. L'effetto domino di una chiusura dell'impianto Tdi, al Petrolchimico si farebbe sentire nel giro di qualche settimana. «E' come togliere un tassello da un castello di carta - spiega il vicedirettore degli industriali veneziani, Persello - c'è il rischio che crolli tutto. A pagare le conseguenze sarebbe prima di tutto Ineos e poi Sindyal». Ora il timore si concentra sulle migliaia di posti di lavoro in bilico.
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Dall'edizione Nordest
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MARGHERA La decisione rischia di avere conseguenze anche sulla Syndial e l’Ineos-Evc, mettendo in crisi l’intera "filiera" del Petrolchimico

La Dow non riapre, migliaia di posti in bilico


Tratto da "Il Gazzettino" Edizione Nordest del 19.08.2006 - Pag. I

Mestre - La fabbrica della Dow Chemical non riapre dopo le manutenzioni di Ferragosto. I vertici veneziani della multinazionale americana - nonostante l'impegno preso con il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, non più di 20 giorni fa - hanno comunicato la decisione ieri mattina ai sindacati e al sindaco Massimo Cacciari, il quale li ha convocati per mercoledì prossimo. La Dow, con un gioco di parole, non ha annunciato la chiusura definitiva ma la "non riapertura", lasciando così nel dubbio i 200 lavoratori diretti, qualche altro centinaio dell'indotto e l'intero sistema produttivo chimico di Porto Marghera: un polo che conta oltre tremila addetti, più altri duemila degli appalti. È un primo pezzo, corposo, della chimica del cloro che "non riapre", quella chimica del cloro che un terzo degli elettori veneziani ha detto che vuole chiudere siglando la scheda del sondaggio-referendum di un mese fa. È anche l'inizio della fine di buona parte del Petrolchimico, se non tutto, perché la decisione di Dow avrà conseguenze quasi immediate anche sulle fabbriche degli altri due colossi, Syndial (ex EniChem, del gruppo Eni) e Ineos-Evc: gli americani con il Tdi - l'impianto che acquistò dall'Eni nel 2001 e che fu squassato dalla doppia esplosione del 28 novembre 2002, esplosione dalla quale partì la proposta del referendum e una campagna durissima contro le produzioni chimiche pericolose - riforniscono di acido cloridrico Syndial che, a sua volta, lo vende a Ineos-Evc che ne ricava dicloroetano, indispensabile per le sue produzioni di cvm e di pvc, i prodotti di base per le più comuni plastiche come i componenti delle automobili, dei telefonini e dell'edilizia. Senza le forniture del Tdi, Ineos sarà costretta a importare il dicloroetano dalla Sardegna, dagli impianti di Assemini, via nave, ma il tutto rischia di diventare tropo costoso; e la stessa Ineos, da tempo nel dubbio se continuare a produrre a Venezia o andarsene per concentrarsi negli altri siti europei che possiede, potrebbe seguire a ruota l'americana. Rimarebbe solo Syndial, ma per questa occorre fare un discorso a parte: essendo il gruppo Eni per il 30\% ancora del Tesoro italiano, potrebbe essere costretta dal ministro Bersani, o meglio dal Governo, a rimanere a Marghera, ma a quel punto dovrebbe farlo in grande stile, ossia acquistando le fabbriche di Dow e Ineos e garantendo l'integrità e l'integrazione dei cicli produttivi veneziani, due elementi fondamentali senza i quali non ha senso parlare di chimica a Porto Marghera, perché diventa un sistema troppo costoso e pericoloso per l'ambiente. Ma fare questo significherebbe ricomporre la grande chimica che esisteva prima della decisione di abbandonare il settore da parte dell'allora amministratore delegato di Eni Vittorio Mincato. Sarà possibile? Se lo chiedono da mesi i sindacati, per i quali è l'unica soluzione praticabile, essendosi accorti ormai da tempo delle intenzioni di Dow e del pericolo che esse costituiscono anche per il resto degli impianti: è tale impegno che dovrebbe contenere il Piano industriale per Porto Marghera che hanno chiesto al ministro Bersani. Cgil, Cisl e Uil torneranno a farlo presente al sindaco Cacciari questa mattina in Municipio a Metsre alle 9, prima che incontri i vertici di Dow e contando di convincerlo a fare un pressig molto più forte sul ministro per lo Svilupppo economico affinché acceleri i tempi della convocazione del tavolo su Porto Marghera: dovrebbe avvenire entro i primi di settembre, invece che a metà, visto che Dow ha annunciato di volerci pensare per una quindicina di giorni prima di prendere la decisione definitiva; nel frattempo continuerà a pagare regolarmente i lavoratori. "Siamo coscienti che dobbiamo lottare contro una parte dell'opinione pubblica che vede come una bella notizia quella della non riapertura del Tdi, contro parte delle istituzioni locali che, se non appoggiano direttamente gli ambientalisti, remano comunque contro, contro l'irresponsabilità delle aziende, prima di tutte Dow Chemical che non più di 20 giorni fa si era impegnata di fronte al ministro Bersani di continuare a produrre a Venezia, almeno fino a che le cose non si fossero chiarite" dicono Luca Bianco della Cisl, Franco Baldan della Cgil e Maurizio Don della Uil dei chimici. D'altro canto i permessi per rinnovare gli impianti del clorosoda (Syndial) e del cvm-pvc (Ineos) sono ancora bloccati al ministero dell'Ambiente nonostante l'iter, durato incredibilmente 6 lunghissimi anni, sia ormai concluso.
Che cosa succederà ora? Per metà settembre il ministro Bersani aveva dunque previsto di convocare il tavolo di lavoro - con aziende, sindacati, istituzioni locali - e di arrivare finalmente ad una soluzione per il futuro di una delle più grandi aree industriali chimiche europee. "Noi abbiamo sempre sostenuto che le aziende devono investire e che se non lo fanno sono irresponsabili, abbiamo anche chiesto fino a sgolarci che lo Stato e gli enti locali garantiscano procedure certe e veloci, altrimenti nessun privato accetta di continuare ad investire; tutto questo perché ci sono in ballo circa 5 mila posti di lavoro, tra diretti e in appalto, e si tratta di gente che mediamente non ha più di 40 anni, un'emergenza sociale senza precedenti perché nessuno ha ancora garantito alternative serie e reali - concludono i sindacati. - Senza contare che chiudere da un giorno all'altro significa provocare problemi enormi anche dal punto di vista ambientale perché smantellare questi impianti non è come chiudere a chiave una porta, e perché le bonifiche dei terreni devono ancora partire".
Ora che farete? "Torneremo a bloccare le strade, non ci lasciano alternative".
Elisio Trevisan
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08/07/2006 - Sondaggio sul ciclo del cloro, già arrivate oltre 58 mila risposte

Comunicato stampa del Comune di Venezia

Sono più di 58 mila - per l'esattezza 58.840 - le "buste gialle" della consultazione sul ciclo del cloro a Marghera già arrivate nelle Municipalità; le commissioni di controllo insediate nelle Municipalità hanno finora compiuto le verifiche con il lettore ottico su 30.370 tagliandi di controllo, sistemando quindi altrettante "buste bianche" negli appositi contenitori.
Queste, nel dettaglio, le "buste gialle" pervenute nelle Municipalità, con la percentuale rispetto agli elettori: Venezia-Murano-Burano 12.189 (21%); Lido-Pellestrina 2.600 (14%); Favaro Veneto 4.770 (25%); Mestre-Carpenedo 21.910 (31%); Chirignago-Zelarino 8.308 (27%); Marghera 9.063 (41%); totale Comune 58.840 (27%).
Come noto, c'è tempo fino a oggi per spedire la "busta gialla": le buste eventualmente spedite in giorni successivi saranno trattenute dalle Poste e recapitate al Comune in tempi diversi rispetto al recapito alle Municipalità delle buste spedite entro oggi. Le operazioni di scrutinio cominceranno mercoledì 12 luglio in tutte le Municipalità, per concludersi sabato 15 luglio, nel seggio centrale a Ca' Farsetti, con la proclamazione del risultato.
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22/06/2006 - Comune per Comune ecco chi inquina con il Pm10

Tratto da "Il Gazzettino" del 22/06/2006

(m.d.) L'Arpav ha messo a punto un sistema capace di indicare, Comune per Comune, le fonti inquinanti. Così i Comuni saranno in grado di prendere a ragion veduta i provvedimenti del caso per il prossimo autunno. Stiamo parlando delle polveri sottili - Pm10 - alle quali va attribuita la responsabilità principale dell'inquinamento atmosferico. Prendiamo Venezia. Qui il trasporto su strada influisce per il 18 per cento sui livelli di inquinamento , le attività produttive per il 57 per cento e il riscaldamento domestico per il 3\%. Ma a Spinea, per fare un altro esempio, il trasporto su strada influisce per il 71 per cento sulla produzione di Pm10.
Vediamo il dettaglio, avvertendo che quando si parla di "altro", si intendono come sorgenti di inquinamento agricoltura, trattamento e smaltimento rifiuti, macchinari di tipo agricolo, altre emissioni - a Venezia ad esempio navi ed aerei. Spetterà poi ai Comuni individuare esattamente la fonte puntuale di inquinamento . A Venezia il trasporto su strada contribuisce per il 18 per cento, il riscaldamento per il 3 per cento e le attività produttive per il 57 per cento. Resta fuori un 22 per cento di "altro" formato da navi ed aerei trattamento e smaltimento rifiuti. A Fiesso d'Artico il trasporto su strada è il 36 per cento, il riscaldamento il 9\%, le attività produttive il 45\%, altro e cioè agricoltura, trattamento e smaltimento rifiuti, altre sorgenti e macchinari mobili, il 10\%. A Spinea il 71 per cento delle polveri sottili è prodotto da auto e camion, il riscaldamento contribuisce per il 9\%, le attività produttive per il 12 e altro è l'8 per cento. Fossò: macchine e camion: 39\%, 38 attività produttive, 6\% riscaldamento e 17\% altro. Vigonovo: traffico 35\%, riscaldamento 18, attività produttive 31\%, altro 16 per cento.Stra: trasporto su strada 49\%, riscaldamento 9\%, attività produttive 30\%, altro 12\%. Martellago: 55 per cento trasporto su strada, 5\% riscaldamento, 24\% attività produttive, 16\% altro. Fossalta di Portogruaro: traffico 11\%, riscaldamento 3\%, attività produttive 72\%, altro 14\%. Dolo: trasporto su strada 45\%, riscaldamento 10\%, attività produttive 32\%, altro 13.Scorzè: trasporto su strada 42\%, riscaldamento 6\%, attività produttive 20\%, altro 32\%. Noale:trasporto su strada 66\%, riscaldamento 8\%, attività produttive 7, altro 19. Santa Maria di Sala: trasporto su strada 53\%, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 28\%. Marcon:trasporto su strada 47\%, riscaldamento 10\%, attività produttive 29 e altro 14\%. Salzano: traffico 37, riscaldamento 6, attività produttive 4 e altro 53 per cento. Il dato elevato di "altro" è probabilmente imputabile ad agricoltura, macchine agricole e roba del genere.Mirano:traffico 54\%, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 27\%. Mira:traffico 37\%, riscaldamento 3\%, attività produttive 46, altro 14.Fossalta di Piave:traffico 41, riscaldamento 7, attività produttive 9, altro 43\%. Camponogara:traffico 57\%, riscaldamento 7, attività produttive 12, altro 24.Pianiga:traffico 64, riscaldamento 7, attività produttive 11, altro 18.San Donà:traffico 60\%, riscaldamento 6, attività produttive 12, altro 22.Campolongo Maggiore:traffico 53, riscaldamento 7, attività produttive 7, altro 33\%. Noventa di Piave:traffico 49, riscaldamento 15, attività produttive 12, altro 24\%.Meolo:traffico 31\%, riscaldamento 7\%, attività produttive 30\%, altro 32\%. Quarto d'Altino:traffico 41, riscaldamento 7, attività produttive 14, altro 38\%. Musile di Piave:traffico 36, riscaldamento 8, attività produttive 7, altro 49\%. Pramaggiore:traffico 28, riscaldamento 21, attività produttive 10, altro 41\%. Portogruaro:traffico 48, riscaldamento 10, attività produttive 9, altro 33 per cento. Jesolo:traffico 50, riscaldamento 11, attività produttive 7, altro 32\%. San Stino di Livenza:traffico 39, riscaldamento 7, attività produttive 32, altro 22\%. Ceggia:traffico 43, riscaldamento 12, attività produttive 11, altro 34\%. Chioggia:traffico 45, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 45.Cona: traffico 11, riscaldamento 3, attività produttive 2, altro 84. Torre di Mosto:traffico 23, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 67\%. Teglio Veneto:traffico 40, riscaldamento 12, attività produttive 8, altro 40. Cinto Caomaggiore:traffico 31, riscaldamento 13, attività produttive 13, altro 43.Gruaro:traffico 37, riscaldamento 10, attività produttive 10, altro 43.Caorle:traffico 26, riscaldamento 7, attività produttive 4, altro 63. Annone Veneto:traffico 32, riscaldamento 9, attività produttive 18, altro 41\%.Eraclea:traffico 32, riscaldamento 5, attività produttive 5, altro 58\%. Cavarzere:traffico 27, riscaldamento 3, attività produttive 4, altro 66. Concordia Sagittaria: traffico 41, riscaldamento 6, attività produttive 7, altro 46.San Michele al Tagliamento:traffico 33, riscaldamento 12, attività produttive 5, altro 50\%. Campagnalupia:traffico 47, riscaldamento 6, attività produttive 8, altro 39\%. Cavallino-Treporti: traffico 0, riscaldamento 29, attività produttive 1, altro 70\%.
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21/06/2006 - E le fabbriche tagliano 2mila tonnellate di Pm10

Tratto da "Il Gazzettino" del 21/06/2006

Protocollo firmato, ciminiere con il tappo. E sono 2 mila tonnellate all'anno di polveri sottili che non vengono più emesse in atmosfera. Non l'iradiddio, ma è già più di qualcosa. Anzi, il massimo che si poteva fare. E l'assessore all'Ambiente, Ezio Da Villa, ricorda che un anno fa, quando la Provincia - prima e unica in Italia - si sognò di invitare tutte le fabbriche di Porto Marghera a fornire dati esatti di emissioni e piani di diminuzione delle emissioni, una mezza dozzina di industrie decise di andare direttamente in Tribunale. Dopo un anno invece firmano il Protocollo d'intesa che contiene anche l'impegno a ritirare il procedimento giudiziario in Tribunale. Vuol dire che la Provincia vince su tutto il fronte, grazie anche all'entrata in campo del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che è stato decisivo nel momento cruciale. Ebbene, grazie a questo Protocollo d'intesa 17 aziende si sono già impegnate a ridurre le emissioni in atmosfera di polveri sottili. Teniamo presente che si tratta di aziende che buttano fuori tonnellate di inquinanti ogni anno. Ma la Grandi Molini, tanto per fare qualche esempio, è scesa dalle 4,8 tonnellate l'anno del 2003 alle 3,16 del 2005, La Bunge Italia da 4,56 del 2003 a 3,08 del 2005, la Sirma da 5 a 4,25.
Insomma, tutti si stanno dando da fare per dimostrare che danno il loro contributo alla lotta all'inquinamento e Da Villa può così dimostrare di aver fatto tutto quel che poteva fare. E' un modo per invitare tutti al senso si responsabilità e a darsi da fare. Le aziende di Porto Marghera alla fine influiranno sul 10 per cento delle polveri totali e sul 24 per cento degli ossidi di azoto. Le 3 mila 919 tonnellate all'anno di ossidi di azoto, infatti, si trasformano in quasi 2 mila tonnellate di polveri sottili, esattamente la quantità che viene tagliata da questi interventi delle aziende che ora firmano il Protocollo d'intesa. Erano fra quelle che emettevano più di 10 chili al giorno di polveri sottili e più di 60 chili al giorno di ossidi di azoto.
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