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  4. Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera

News della sezione Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera

19/08/2006 - La Dow non riapre, tutto il Petrolchimico rischia

Tratto da "Il Gazzettino" del 19.08.2006 - Pag. I

La multinazionale Dow, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto riattivare gli impianti dopo una fermata di 15 giorni per manutenzione, ha annunciato di non aver intenzione di rimettere in ciclo la produzione. Almeno non subito. La chiamata al vice direttore degli industriali di Venezia è arrivata ieri mattina. Una telefonata breve da parte della direzione di Dow Chemical per annunciare che gli impianti di Tdi di Porto Marghera non avrebbero riaperto come da programma. Stabilimento chiuso almeno fino alla fine del mese di agosto. Immediata la risposta dell'Amministrazione, con il sindaco che ha invitato il ministro Bersani ad anticipare la riunione con aziende, fissata per la metà di settembre. Se gli impianti della Dow dovessero rimanere improduttivi a lungo, lo stop potrebbe causare gravi ripercussioni in tutto il sistema del ciclo del cloro ad essa collegato. L'effetto domino di una chiusura dell'impianto Tdi, al Petrolchimico si farebbe sentire nel giro di qualche settimana. «E' come togliere un tassello da un castello di carta - spiega il vicedirettore degli industriali veneziani, Persello - c'è il rischio che crolli tutto. A pagare le conseguenze sarebbe prima di tutto Ineos e poi Sindyal». Ora il timore si concentra sulle migliaia di posti di lavoro in bilico.
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Dall'edizione Nordest
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MARGHERA La decisione rischia di avere conseguenze anche sulla Syndial e l’Ineos-Evc, mettendo in crisi l’intera "filiera" del Petrolchimico

La Dow non riapre, migliaia di posti in bilico


Tratto da "Il Gazzettino" Edizione Nordest del 19.08.2006 - Pag. I

Mestre - La fabbrica della Dow Chemical non riapre dopo le manutenzioni di Ferragosto. I vertici veneziani della multinazionale americana - nonostante l'impegno preso con il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, non più di 20 giorni fa - hanno comunicato la decisione ieri mattina ai sindacati e al sindaco Massimo Cacciari, il quale li ha convocati per mercoledì prossimo. La Dow, con un gioco di parole, non ha annunciato la chiusura definitiva ma la "non riapertura", lasciando così nel dubbio i 200 lavoratori diretti, qualche altro centinaio dell'indotto e l'intero sistema produttivo chimico di Porto Marghera: un polo che conta oltre tremila addetti, più altri duemila degli appalti. È un primo pezzo, corposo, della chimica del cloro che "non riapre", quella chimica del cloro che un terzo degli elettori veneziani ha detto che vuole chiudere siglando la scheda del sondaggio-referendum di un mese fa. È anche l'inizio della fine di buona parte del Petrolchimico, se non tutto, perché la decisione di Dow avrà conseguenze quasi immediate anche sulle fabbriche degli altri due colossi, Syndial (ex EniChem, del gruppo Eni) e Ineos-Evc: gli americani con il Tdi - l'impianto che acquistò dall'Eni nel 2001 e che fu squassato dalla doppia esplosione del 28 novembre 2002, esplosione dalla quale partì la proposta del referendum e una campagna durissima contro le produzioni chimiche pericolose - riforniscono di acido cloridrico Syndial che, a sua volta, lo vende a Ineos-Evc che ne ricava dicloroetano, indispensabile per le sue produzioni di cvm e di pvc, i prodotti di base per le più comuni plastiche come i componenti delle automobili, dei telefonini e dell'edilizia. Senza le forniture del Tdi, Ineos sarà costretta a importare il dicloroetano dalla Sardegna, dagli impianti di Assemini, via nave, ma il tutto rischia di diventare tropo costoso; e la stessa Ineos, da tempo nel dubbio se continuare a produrre a Venezia o andarsene per concentrarsi negli altri siti europei che possiede, potrebbe seguire a ruota l'americana. Rimarebbe solo Syndial, ma per questa occorre fare un discorso a parte: essendo il gruppo Eni per il 30\% ancora del Tesoro italiano, potrebbe essere costretta dal ministro Bersani, o meglio dal Governo, a rimanere a Marghera, ma a quel punto dovrebbe farlo in grande stile, ossia acquistando le fabbriche di Dow e Ineos e garantendo l'integrità e l'integrazione dei cicli produttivi veneziani, due elementi fondamentali senza i quali non ha senso parlare di chimica a Porto Marghera, perché diventa un sistema troppo costoso e pericoloso per l'ambiente. Ma fare questo significherebbe ricomporre la grande chimica che esisteva prima della decisione di abbandonare il settore da parte dell'allora amministratore delegato di Eni Vittorio Mincato. Sarà possibile? Se lo chiedono da mesi i sindacati, per i quali è l'unica soluzione praticabile, essendosi accorti ormai da tempo delle intenzioni di Dow e del pericolo che esse costituiscono anche per il resto degli impianti: è tale impegno che dovrebbe contenere il Piano industriale per Porto Marghera che hanno chiesto al ministro Bersani. Cgil, Cisl e Uil torneranno a farlo presente al sindaco Cacciari questa mattina in Municipio a Metsre alle 9, prima che incontri i vertici di Dow e contando di convincerlo a fare un pressig molto più forte sul ministro per lo Svilupppo economico affinché acceleri i tempi della convocazione del tavolo su Porto Marghera: dovrebbe avvenire entro i primi di settembre, invece che a metà, visto che Dow ha annunciato di volerci pensare per una quindicina di giorni prima di prendere la decisione definitiva; nel frattempo continuerà a pagare regolarmente i lavoratori. "Siamo coscienti che dobbiamo lottare contro una parte dell'opinione pubblica che vede come una bella notizia quella della non riapertura del Tdi, contro parte delle istituzioni locali che, se non appoggiano direttamente gli ambientalisti, remano comunque contro, contro l'irresponsabilità delle aziende, prima di tutte Dow Chemical che non più di 20 giorni fa si era impegnata di fronte al ministro Bersani di continuare a produrre a Venezia, almeno fino a che le cose non si fossero chiarite" dicono Luca Bianco della Cisl, Franco Baldan della Cgil e Maurizio Don della Uil dei chimici. D'altro canto i permessi per rinnovare gli impianti del clorosoda (Syndial) e del cvm-pvc (Ineos) sono ancora bloccati al ministero dell'Ambiente nonostante l'iter, durato incredibilmente 6 lunghissimi anni, sia ormai concluso.
Che cosa succederà ora? Per metà settembre il ministro Bersani aveva dunque previsto di convocare il tavolo di lavoro - con aziende, sindacati, istituzioni locali - e di arrivare finalmente ad una soluzione per il futuro di una delle più grandi aree industriali chimiche europee. "Noi abbiamo sempre sostenuto che le aziende devono investire e che se non lo fanno sono irresponsabili, abbiamo anche chiesto fino a sgolarci che lo Stato e gli enti locali garantiscano procedure certe e veloci, altrimenti nessun privato accetta di continuare ad investire; tutto questo perché ci sono in ballo circa 5 mila posti di lavoro, tra diretti e in appalto, e si tratta di gente che mediamente non ha più di 40 anni, un'emergenza sociale senza precedenti perché nessuno ha ancora garantito alternative serie e reali - concludono i sindacati. - Senza contare che chiudere da un giorno all'altro significa provocare problemi enormi anche dal punto di vista ambientale perché smantellare questi impianti non è come chiudere a chiave una porta, e perché le bonifiche dei terreni devono ancora partire".
Ora che farete? "Torneremo a bloccare le strade, non ci lasciano alternative".
Elisio Trevisan
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19/08/2006 - Caso Dow: Le tappe

Tratto da "Il Gazzettino" del 19.08.2006 - pag VII

L'ultimo anno e mezzo è stato denso di avvenimenti importanti per le decisioni sul futuro di Porto Marghera e in particolare del ciclo del cloro negli impianti della zona.
Si parte dalle affermazioni del Governatore veneto, Giancarlo Galan, che nel 2005 aveva messo nero su bianco una data fondamentale per la chimica veneziana, presente sul territorio dagli anni Venti: il 31 dicembre 2015, ovvero il giorno, il mese e l'anno in cui si materializzerà la dismissione degli impianti chimici a Marghera. Dopo l'accordo di programma per Porto Marghera, siglato nel 1998, arriva alla vigilia dell'ultimo dell'anno 2005 il parere positivo del ministero dell'Ambiente per la sostituzione delle celle a mercurio con quelle a membrana, per modernizzare l'intero ciclo del cloro. Ma anche nei primi mesi del 2006 sono state prese decisioni estremamente importanti per il futuro del polo chimico. Si va dal tanto discusso Referendum o meglio "sondaggio" -il Referendum non poteva essere indetto perché la questione non riguardava soltanto materie di competenza del Comune- voluto dalla Giunta Cacciari nel luglio scorso, alla manifestazione dei lavoratori della chimica a Porto Marghera che mandarono in tilt il traffico per una giornata ai primi dello stesso mese, fino al tavolo romano con il ministro Bersani, che nelle prime battute ha visto protagonisti i rappresentanti dell'Amministrazione comunale e i vertici delle aziende, ma non i rappresentanti sindacali della categoria. Il sondaggio sul ciclo del cloro ha visto circa l'80 per cento dei cittadini aventi diritto (circa 225mila in tutto il territorio) esprimersi a favore del blocco degli impianti del ciclo del cloro a Marghera.
Sara Rossi

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16/07/2006 - Chimica, al sondaggio vince il No

Tratto da "Il Gazzettino" del 16.07.2006 - Pag II

Mestre. Conclusa la consultazione, che ha visto i cittadini contrari per l'80 per cento al ciclo del cloro a Marghera, è tempo per l'Amministrazione di parlare del futuro dell'area industriale. Ma ora che succederà? «Nessuno vuole affrontare la questione in modo traumatico, né si chiede di mandare a casa oltre 5mila lavoratori, ma di riconvertire gli impianti di quell'area industriale, e non solo quelli della chimica», dice Cacciari. E il sindaco chiede tempi rapidi. «I cittadini ci hanno chiesto in modo inequivocabile soluzioni rapide e decise, per le quali stiamo già lavorando in concertazione con la Provincia e coi sindacati, questo era il senso del sondaggio», afferma. Chiarissima è anche un'altra cosa: la linea seguita finora dall'Amministrazione non deve essere assolutamente ritoccata. «E' ora che assieme alle aziende si guardi a una profonda revisione del ciclo del cloro, a una radicale messa in sicurezza di tutti gli impianti e ai necessari investimenti per far sì che la chimica a Marghera possa restare». Sul futuro della chimica a Marghera, il sindaco, è ottimista. «Sono convinto che la chimica possa, anzi debba restare sia a Marghera che in Italia a patto però che vengano rispettate delle condizioni che diventano inderogabili». E Cacciari dopo le affermazioni di Galan sul sondaggio apostrofa Forza Italia: «Sono aldilà di ogni pudore».

ROSSI NEL NORDEST
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16/07/2006 - I risultati del sondaggio sul ciclo del cloro

Tratto da "Il Gazzettino" del 16.07.2006 - pag. V

(s.r) In 75.443 tra i circa 220mila aventi diritto, hanno rispedito la busta gialla alle sedi delle sei Municipalità della città, per dire la loro nel sondaggio sul ciclo del cloro a Porto Marghera. Un risultato che conferma come oltre un terzo dei cittadini (per la precisione il 34,33 per cento), ha partecipato alla consultazione, indetta dall'Amministrazione e terminata l'otto luglio scorso. «Si tratta di una partecipazione in linea con quella dei Referendum nazionali tenutisi negli ultimi cinque anni. Ma anche paragonabile ai risultati del voto degli italiani all'estero che hanno espresso il proprio parere nelle ultime elezioni politiche, tra l'altro con la stessa modalità di voto». E il risultato, come previsto, ha premiato il fronte del No con una percentuale pari all'80,08 per cento (con 50.085 voti), mentre il partito del Sì ha raccolto 12.456 preferenze, pari al 19,92 per cento. E se le buste gialle arrivate nelle sei Municipalità sono state in totale 75.443, tra queste solo 63.102 sono state quelle ritenute valide. Ben 12.341 schede non sono state convalidate. «Per la maggior parte dei casi considerati nulli, il vizio consisteva nella mancanza del tagliando di controllo -spiega Maurizio Calligaro, capo di gabinetto del sindaco-. Molto probabilmente alcune tra queste persone si sono dimenticate di inserirlo e altre non volevano essere riconosciute. Mentre alcuni cittadini, forse memori delle raccolte a punti che andavano tanto di moda qualche anno fa, hanno minuziosamente ritagliato il tagliando di controllo». E persino nel corso degli scrutini, è emerso il caso di due cittadini -i cui nomi restano segretissimi- che hanno tentato di votare due volte. Passando a qualche curiosità numerica, va detto che la sezione in cui si è verificata la maggior affluenza è stata quella della scuola elementare Grimani di Marghera, con un dato pari al 46,80 per cento, mentre quella che ha raggiunto il record negativo in materia di votanti è stata la Casa di risposo Giovanni Paolo a Castello. E sempre Castello è protagonista di un altro primato legato a questa consultazione: all'Istituto Sarpi infatti,il 94,93 per cento si è espresso a favore del No. A Trivignano invece, nella scuola elementare del paese, il Sì ha raggiunto la punta massima del 51,90 per cento. La Municipalità in cui l'affluenza è stata più alta, è stata quella di Marghera con una percentuale del 41,20. Seguono Mestre (37,60), Chirignago (35,19), Venezia (31,53), Favaro (30,45) e Lido (25,05). «Sicuramente questa consultazione -commenta Calligaro- ha dimostrato che lo strumento di voto utilizzato è perfettibile. Se dovessimo utilizzare ancora questo strumento di voto, sarà necessario raddoppiare il numero dei seggi nelle sei Municipalità».
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16/07/2006 - Cacciari: «Dopo il sondaggio servono tempi rapidi»

Tratto da "Il Gazzettino" del 16.07.2006 - pag. V

Archiviato il risultato della consultazione, che ha visto i cittadini del Comune contrari per l'80 per cento alla continuazione del ciclo del cloro a Porto Marghera, e per il 20 per cento a favore, è tempo per l'Amministrazione di parlare del futuro dell'area industriale alle porte di Venezia. «Una partecipazione ben superiore rispetto alle previsioni e un risultato che non si può banalizzare in nessun modo». Commenta così il sindaco Cacciari, l'esito della consultazione. Ma ora che succederà? «Il risultato che emerge da questo sondaggio ci dice chiaramente che dobbiamo impegnarci ancor più di prima a risolvere organicamente il problema della chimica a Marghera», afferma Cacciari. «Nessuno vuole affrontare la questione in modo traumatico, né si chiede di mandare a casa oltre 5mila lavoratori, ma di riconvertire gli impianti di quell'area industriale, e non solo quelli della chimica». E per il primo cittadino, ora cambia anche la posizione dell'Amministrazione ai tavoli nazionali. «Questo risultato, che ha evidenziato che la questione della chimica è avvertita da tutta la città, rafforza la posizione del Comune, anche nel tavolo nazionale di lavoro». Cacciari insiste senza troppi giri di parole, parlando di soluzioni che vanno prese in tampi rapidissimi. «I cittadini ci hanno chiesto in modo inequivocabile soluzioni rapide e decise, per le quali stiamo già lavorando in concertazione con la Provincia e coi sindacati, questo era il senso del sondaggio», afferma il sindaco. Ma per lui e per i suoi assessori è chiarissima anche un'altra cosa: che la linea seguita finora dall'Amministrazione non deve essere assolutamente ritoccata. «Dopo questa consultazione, la nostra posizione è più forte e ciò servirà perché si realizzino al più presto la messa in sicurezza e la riqulificazione degli impianti di Porto Marghera». Quindi nessuna modifica alle linee del Protocollo d'intesa che vede protagonisti Provincia e Comune. «Ora non si possono più attendere le risposte dal tavolo nazionale per la chimica, ed è ora che assieme alle aziende si guardi a una profonda revisione del ciclo del cloro, a una radicale messa in sicurezza di tutti gli impianti e ai necessari investimenti per far sì che la chimica a Marghera possa restare». Sul futuro della chimica a Marghera, il sindaco, è ottimista. «Sono convinto che la chimica possa, anzi debba restare sia a Marghera che in Italia a patto però che vengano rispettate delle condizioni che diventano inderogabili», aggiunge il primo cittadino. E sull'esito del sondaggio parla chiaro anche l'assessore Laura Fincato. «La lettura di questi dati ci dice che la politica e l'Amministrazione sono ancora delegate a risolvere il problema della chimica». Ma Fincato sottolinea anche come il Comune esca rafforzato dalla consultazione sul ciclo del cloro. «Quando andremo a sederci al tavolo nazionale saremo indubbiamente più forti, perché come dice il ministro Bersani, la chimica è un problema nazionale». Fincato, pur non parlando di date precise, conferma che a breve le aziende coinvolte incontreranno il ministro Bersani. Anche per il presidente della Provincia, Davide Zoggia, i tempi rapidi rappresentano una chiave di volta per la questione degli impianti produttivi a Marghera. «Dobbiamo velocizzare le operazioni, credo inoltre che quell'accordo di programma siglato lo scorso autunno, vada realizzato al più presto». E Zoggia parla con precisione dei tempi tecnici necessari: «Nelle prissime settimane, anche se incombono le vacanze estive, dobbiamo velocizzare l'iter».Sara Rossi

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