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Dibattito sul turismo

Nella Newsletter di Pandora di Settembre abbiamo pubblicato l'articolo "Quattro chiacchiere con Marco parlando di... turismo".
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Andrea - 20/09/2005 16:46
Riguardo a quanto scritto da Emanuela: In pochi anni??? Sai quanto costa ristrutturare un palazzo tipico veneziano?? Ci vorrebbero 50 anni per recuperare le spese, ammesso che i proprietari (sicuramente aziende, non privati!) li vogliano affittare agli studenti... <br/>- tratto da Focus Group sul turismo -
Emanuela - 20/09/2005 16:45
sono una convinta sostenitrice che Venezia non può e non deve fermarsi al solo turismo per sopravvivere economicamente. Sì alle attività tradizionali, sì ad un turismo controllato, ma io punterei anche su tutte le attività culturali che trovano in essa una splendita cornice. Sottolinerei l'importanza di renderla ancor più un polo del terziario in relazione al suo essere sede comunale, capoluogo di provincia e di regione. D'altra parte perchè non incentivare ulteriormente quanto legato alla formazione, alle Università, all'educazione in genere? <br/>Quando studiavo a Venezia mi chiedevo perchè mai con tanti palazzi chiusi, in rovina e semi abbandonati dovevo cercare casa a Mestre perchè vicino alla facoltà non si trovava nulla. Ristrutturare i palazzi per poi affittarli agli studenti sarebbe una buona fonte di reddito che in pochi anni andrebbe a colmare le spese per il recupero edilizio. Si creerebbe lavoro, dai muratori ai neo-architetti, un laboratorio a cielo aperto per il tirocinio dei giovani restauratori, si darebbe vita e fascino a molte calli. Non credo che gli studendi potrebbero arrecare danni al pari di un turismo indiscriminato. Perchè non creare un'Università per stranieri come a Perugia? La mia è certo solo un'idea, una proposta. <br/>Cambiando argomento, per regolare il turismo si potrebbe poi agire partendo dall'educazione ad una sano "essere turista" sin dalle scuole primarie, formando intanto i bambini veneti ad essere attenti e buoni osservatori, rispettosi del luogo in cui vanno. Quante volte vediamo scolaresche che passano tra le calli a mo' di Attila? Io me ne vergogno.<br/>- Tratto da Focus Group sul turismo -
Andrea - 20/09/2005 16:43
Secondo me per una migliore vivibilità della città si dovrebbe innanzitutto eliminare quel traffico di merceria kitsch e orripilante, che rovina gli angoli caratteristici ed è utile solo per chi vende. Per fare ciò basterebbe che il Comune impedisse l'installazione (retroattiva) di tali bancarelle in luoghi particolarmente caratteristici e paesaggistici: passi per la zona degli Scalzi o la Strada Nuova, ma piazza San Marco no e neppure Riva degli Schiavoni (già rovinata dalla marea di tende e tendine dei ristoranti). <br/>Bisognerebbe invece incentivare ad adeguare vetrine, tende e insegne al carattere di Venezia: non una M di McDonald's tipo finestra veneziana, ma evitanto scritte appariscenti o vetrine di plastica... <br/>La tutela delle tradizioni si mantiene non svendendo tutto con la scusa di: con il turismo si guadagna tutti! Vero, ci guadagni in termini economici, ma la salvaguardia va a quel paese. Venezia non può, per le sue caratteristiche fisiche, ospitare folle oceaniche di gente che si ferma in mezzo alle calli per guardare le cartine. <br/><br/>A me sembra che Venezia sia diventata una meta turistica così popolare (nelle intenzioni, non nei prezzi per carità) che la paragonerei quasi a Rimini. Ormai è impossibile andare a Venezia sapendo che te la puoi gustare in santa pace. Per vedere S. Marco devi fare una coda chilometrica, per ammirare il panorama da Riva degli Schiavoni sei costretto a sederti in riva al mare; per non parlare poi del ponte di Rialto, dove ai negozietti carini si sono affiancate le immancabili bancarelle (tra l'altro mi chiedo sempre come facciano a sopravvivere tutte, vendendo praticamente la stessa roba a prezzi esagerati!). <br/>Logico pensare che i cittadini se ne vanno. Non possono uscire di casa che si trovano un giapponese che li fotografa! Senza contare che vedono carte e cartine dappertutto, perchè questi turisti non conoscono l'educazione. E, aggiungo, per non parlare dei prezzi che sono costretti a subire, solo per il fatto che vivono in una città turistica, e quindi da sfruttare economicamente. <br/>Bisogna mettersi in testa (a partire dalle Amministrazioni) che le bellezze artistiche e paesaggistiche sono una fonte di crescita economica fino ad un certo punto, ovvero fino a che questa crescita non preclude la Bellezza. Quando ciò accade, non c'è più Bellezza, rimane solo il Nome.<br/>- tratto da Focus Group sul turismo -
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