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22/01/2005 - Via libera definitivo per l'"ovovia", l'ascensore orizzontale per disabili

Tratto da "Il Gazzettino" del 22 gennaio 2005 - pag. IV

Via libera definitivo per la cosiddetta «ovovia», il dispositivo per rendere agibile anche ai disabili il nuovo ponte sul Canal grande progettato da Santiago Calatrava per collegare la stazione e piazzale Roma.
Ieri è stato infatti approvato dalla giunta comunale di Venezia il progetto definitivo di questa sorta di ascensore orizzontale, concepito appunto come la cabina di un'ovovia e destinato a chi ha difficoltà motorie.
Ma se la campata unica del nuovo ponte in acciaio, vetro e pietra d'Istria dovrebbe essere collocato in sede intorno al 20 febbraio, dopo essere stato trasportato nottetempo su una chiatta lungo il Canal grande, per l'installazione dell'ovovia ci vorranno alcuni mesi, e le due strutture dovrebbero essere inaugurate insieme.
La soluzione infine trovata per l'accessibilità del ponte, questione che aveva dato luogo a molte polemiche, è stata definita «tecnologicamente molto interessante» dall'assessore ai Lavori pubblici Marco Corsini, tanto che potrà essere utilizzata come un prototipo anche per altre situazioni.
Il progetto - redatto dalla società Iconia Ingegneria civile Srl e firmato da Renato Vitaliani - prevede un sistema di trasporto con un dispositivo trainante a cremagliera su guide dentate in acciaio inox; una cabina di forma ellissoide di dimensioni 2,5 per 2,5 per 1,8 metri, capace di ospitare due persone; due vani interrati in calcestruzzo ai piedi del ponte per il collocamento della cabina; due piloni in acciaio ai piedi del ponte per l'attracco e il sollevamento della cabina. La durata dell'attraversamento della luce del ponte è prevista in cinque minuti. Il costo complessivo previsto è di un milione 44 mila 400,42 euro, finanziato con fondi della legge speciale per Venezia.
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21/01/2005 - La Provincia boccia l'ubicazione dei cantieri per i cassoni del Mose

Tratto da "Il Gazzettino" del 21 gennaio 2005 - pag. V

Con 20 voti favorevoli (maggioranza), 10 voti contrari (opposizione) e 2 astenuti (Lega) il consiglio provinciale di Venezia ha espresso parere contrario sui siti indicati da Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova per la prefabbricazione dei cassoni necessari alla realizzazione del Mose. Lo ha fatto approvando il documento istruttorio formulato dall'Ufficio provinciale di Valutazione di Impatto Ambientale.
Il documento, per quanto riguarda la Bocca di Porto di Malamocco, sottolinea che il cantiere ha una durata prevista di 6 anni, con forti ripercussioni, in fase di costruzione, di esercizio e di dismissione, sull'area Sic adiacente (Sito di Importanza Comunitaria, in relazione all'ambiente), dal punto di vista dei rumori prodotti e dei disturbi arrecati da persone e macchinari. In aggiunta, Ca' Roman è stata riconosciuta Oasi naturale di protezione della flora e della fauna, ed è uno dei pochi siti dell'Alto Adriatico caratterizzato dalla presenza di dune costiere. Il documento spiega inoltre come il progetto non abbia sviluppato una analisi delle alternative di realizzazione dei cassoni (il Porto di Brindisi, il Porto di Ravenna, Area 43 ettari a Porto Marghera, Porto San Leonardo in Laguna), scartandole sulla base di brevi considerazioni, e sottolinea invece il risparmio che si sarebbe ottenuto se i cassoni fossero stati realizzati altrove. In tal senso, infine, si ritiene che non sia stato analizzato a fondo l'impatto sulla qualità dell'aria nei cantieri, per la presenza di polveri generate da scarichi e passaggi di automezzi.
Quanto al parere contrario, l'opposizione di centrodestra ha lamentato come il parere provinciale, oltre ad essere ininfluente sulla decisione finale, giunga con un ritardo che va ben oltre termini previsti, e come il documento contenga osservazioni su alcune valutazioni già recepite nel progetto finale sulla base delle istruttorie di altri enti.

 

21/01/2005 - Per l'Ulss più veleni da Marghera che dalle auto: da settembre è polemica

Tratto da "Il Gazzettino" del 21 gennaio 2005 - pag. II

Chi vince la gara all'inquinamento? Chi rende più velenosa l'aria che ogni giorno respiriamo a Mestre? Il traffico da auto (a proposito: ieri 77 multe per chi circolava senza targa pari, oggi corrono le dispari), con la Tangenziale in testa? O sono forse i camini delle industrie di Marghera a contribuire di più alla cappa di smog che ormai ristagna senza soluzione di continuità sulla città? Polemica vecchia, ancora in cerca di risposte certe e univoche. Polemica che però torna prepotentemente alla ribalta in questi giorni, da quando cioè il pm Giorgio Gava si sta interessando a cosa abbiano fatto Regione, Provincia e Comune nel tutelare i propri cittadini e combattere le famigerate polveri sottili. Partendo dai dati raccolti dalle centraline di rilevamento disseminate in città, che ritraggono impietosamente i due volti dello smog. I numeri dicono che tangenziale e traffico urbano riversano nel nostro cielo ogni anno 1,27 tonnellate al giorno di polveri sottili (di cui 0.71 di Pm10), mentre da Marghera se si disperdono nell'aria quasi il quadruplo, 4,8 tonnellate (di cui 3,84 di Pm10). I dati vennero portati alla luce a fine settembre da Antonio Padoan, direttore generale dell'Asl 12, per denunciare la gravità dell'inquinamento cittadino e i rischi per la salute: «Abbiamo messo a confronto i dati Arpav, della Provincia e nostri - disse in sostanza Padoan - ne emerge che l'inquinamento industriale incide per il 79%, quello da traffico per il 21%. E le limitazioni alla circolazione incidono poco, appena il 4% in caso di blocco per 12 ore». Le cifre (giuste) fornite dal direttore dell'azienda sanitaria scatenarono però le reazioni contrariate di Arpav, Comune, Provincia e, naturalmente degli Industriali. Che in blocco ne contestarono l'interpretazione, visto che non si teneva conto del fattore vento, che molto più spesso spinge le polveri verso Mira, piuttosto che verso Mestre. Dunque non bastava una semplice somma algebrica. Non tutto quello che esce, ricade a terra, dove ci sono i rilevamenti delle centraline: un camino come quello dell'Enel può spingere le sue emissioni anche fino a 100 km di distanza, spiegò l'Arpav, che sta completando un suo studio proprio sulla ricaduta inquinante in base ai venti. Inoltre bisogna tenere conto anche di quanto producono navi, aerei e treni. «Le nostre aziende - replicò Gianluca De Palma, direttore dell'Ente Zona Industriale di Porto Marghera - dal '98 al '01 hanno ridotto le proprie emissioni di oltre il 38%, con punte del 66% per il monossido di carbonio. Per le Pts (polveri totali sospese) il contributo delle aziende sul totale delle polveri presenti nell'aria è del 3,37%».

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21/01/2005 - La Provincia ha deciso, basta col Covealla

Tratto da "Il Gazzettino" del 21 gennaio 2005 - pag. I e IX

Il lavoro del Covealla pare essere davvero terminato. Al suo posto, tra qualche mese, ci sarà un nuovo soggetto formato ovviamente dai rappresentanti di chi lavora nell'ambito della raccolta e della lavorazione del pescato, con l'aggiunta degli enti locali. Lo ha reso noto ieri mattina il presidente della Provincia, Davide Zoggia, annunciando per oggi la firma di un protocollo d'intesa con il Magistrato alle Acque che permetterà il cambio di rotta dalla pesca gestita alla pesca di allevamento. Si tratta di una svolta epocale, che solo pochi mesi fa sarebbe sembrata inattuabile a causa dell'avversione degli addetti ai lavori a ulteriori periodi di fermo pesca. La prolungata carenza di prodotto, nonostante il lungo stop alla raccolta degli ultimi mesi, ha probabilmente indotto anche i più scettici a considerare l'opzione.
«L'obiettivo - ha detto Zoggia in un incontro cui hanno preso parte anche i sindaci di Cavallino e Chioggia - è creare condizioni di certezza sulla pesca in laguna. Le vongole sono e continueranno ad essere importantissime per l'economia della laguna e per questo sono necessarie azioni che portino alla pesca d'allevamento. Quello che intendo dire è che non si tratta di un provvedimento "contro" qualcuno, ma "per" l'intero settore. Per quanto riguarda il Covealla, esso avrà comunque una proroga di attività fino al 30 aprile per consentirci, enti locali e pescatori, di capire quale sarà il soggetto che avrà la concessione degli specchi acquei. Ovviamente la preziosa esperienza del passato sarà recuperata nel nuovo organismo, in segno di continuità».
Come si può immaginare l'indirizzo della provincia coinvolge una larga fetta dell'economia della laguna e in particolar modo di Chioggia, che delle 1.716 licenze di tipo A ne annovera da sola 786. In marzo, secondo i piani, dovrebbero essere prelevate dalla zona centrale della laguna le vongole da seminare nei 3.500 ettari di laguna che saranno destinati allo scopo (700 nella laguna nord, 1.800 nella centrale e 1.000 nella parte sud). Una volta entrato a regime l'allevamento, la Provincia prevede una produzione di 25mila tonnellate l'anno con una qualità garantita dall'inizio alla fine del processo.
«Quella dell'allevamento - ha continuato l'assessore provinciale alla pesca, Luigi Solimini - è l'unica strada percorribile e di questo se ne sono rese conto anche le marinerie della laguna, le quali al momento opportuno saranno pronte al grande passo. Certo, ci sarà bisogno di passaggi graduali e la transizione sarà gestita con un breve periodo in cui la pesca gestita si svolgerà contemporaneamente a quella di allevamento. Il passaggio all'allevamento permetterà inoltre di controllare il fenomeno dell'abusivismo in modo più efficace».
D'accordo con questa impostazione, il sindaco Fortunato Guarnieri, secondo il quale l'allevamento porterà maggiori garanzie igienico-sanitarie e una maggior qualità del prodotto. «Inoltre - ha osservato Guarnieri - ci sono grandi opportunità di sviluppo e crescita. Nel nuovo organismo, il passato non sarà rinnegato, anzi ne sarà fatto tesoro. I soggetti ineludibili sono anzi proprio quelli che finora hanno gestito la pesca: di certo non potremmo mai risolvere i problemi parlando solo a livello politico».
La stessa impostazione del sindaco di Cavallino, Claudio Orazio: «Come Comune condividiamo - ha concluso - e siamo convinti di questo percorso che si sta imboccando».

 

21/01/2005 - Il Consiglio di quartiere 1 dice no all'aumento delle strutture ricettive in centro storico

Tratto da "Il Gazzettino" del 21 gennaio 2005 - pag. IV

Uno stop all'incremento delle strutture ricettive in centro storico. Nel corso della seduta di consiglio dell'altra sera il Consiglio di quartiere 1 ha espresso, a maggioranza, parere negativo alla richiesta di applicazione di un articolo per gli hotel "Terminus" e "Al Teatro" edifici che, essendo già per due terzi adibiti ad albergo potevano, in base alla norma varata dal Comune, richiedere il cambio di destinazione d'uso anche per il terzo mancante, trasformando così l'intero palazzo in hotel. Parere negativo anche alla domanda di cambio d'uso inoltrata dalla Fondazione Olga e Ugo Levi, per l'apertura di una foresteria all'interno di una sezione della sede centrale, situata a palazzo Giustinian Lolin a San Vidal (nella foto), all'anagrafico 2893 di San Marco. Una domanda giunta sotto la forma di richiesta di avvio di attività ricettiva.
«Il nostro non è un parere vincolante - hanno puntualizzato i consiglieri - ma rappresenta, comunque, un tangibile segno di protesta contro l'incremento di nuove strutture alberghiere in centro storico».
Nel corso della medesima seduta quartierale è poi naufragato, ancor prima di salpare, il gruppo di lavoro che il Consiglio, dopo l'accesa riunione avuta la scorsa settimana con i tecnici dell'Actv, avrebbe dovuto varare l'altra sera con l'obiettivo di «studiare e discutere il progetto di riorganizzazione delle linee, in particolare il Girocittà, presentato dall'azienda». Nel corso della riunione, maggioranza e opposizione si sono trovati concordi sul fatto che ormai i tempi sono troppo stretti per il varo del gruppo di lavoro. Il Quartiere deve essere, difatti, in grado di esprimere un proprio parere sul progetto dell'azienda di navigazione entro il 14 febbraio, un lasso di tempo che non lascia grande spazio. «Quando avremo la bozza definitiva del progetto stilato dall'Actv, una versione corretta che purtroppo non ci è ancora pervenuta - ha detto il presidente, Enzo Castelli - saranno avviate riunioni di commissione quartierale aperte al pubblico, con l'obiettivo di giungere all'espressione di un parere "super partes" e il più obiettivo possibile».
Parere negativo, infine, in merito alle "modifiche al regolamento per il commercio su aree pubbliche", in quanto, secondo il consiglio di quartiere 1, mancando un serio e capillare sistema di controllo da parte delle forze dell'ordine, qualsivoglia modifica di regolamento resterebbe, in concreto, "carta straccia". I consiglieri hanno, infine, deciso di devolvere alle vittime del maremoto del sud est asiatico, tramite la comunità dello Sri Lanka a Venezia, il gettone di presenza della prossima seduta di Quartiere, in programma venerdì 28 gennaio.
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