News di Pandora

>>ARCHIVIO NEWS<<

Ultima foto inviata

Ultima Foto Inviata
Autore: ENZO PEDROCCO

Alcune pagine di questo sito contengono delle animazioni in Flash.
Per scaricare il plug-in (gratuito) usa il seguente link:
Macromedia


Sei in:
  1. Home Page[http://www.feem-project.net/pandora/index.php]
  2. Informarsi[http://www.feem-project.net/pandora/scheda.php?ids=1]
  3. Archivio News

Archivio News

05/07/2006 - La città si allea per contare di più

Tratto da "Il Gazzettino" del 05/07/2006

Realizzare il Passante, le due linee del tram, il nuovo ospedale ma anche sviluppare il Polo universitario di via Torino e rilanciare Mestre come polo culturale. Anche se è solo un "elenco indicativo" e se alcuni progetti stanno poco a poco già diventando realtà, sono molti e ambiziosi gli obiettivi che si pone il Piano strategico di Venezia. Ma di che cosa si tratta esattamente? Il Piano strategico è un documento di programmazione, a cui partecipano tutte le forze economiche, sociali e culturali della città, condividendo obiettivi e metodo di lavoro. In poche parole, le categorie che rappresentano la città si siedono assieme attorno a un tavolo, per pianificare congiuntamente il futuro di Venezia e terraferma, dalla bonifica di Porto Marghera alla sede dell'Università in via Torino, giusto per fare un esempio. Una sorta di mega-progetto, affrontato attraverso dieci aree tematiche defferenti, in cui ognuno dice la sua: dalla Confesercenti alla Cgia, all'Actv, solo per citarne alcuni. «Il Piano strategico è un luogo dove finiscono programmi, intenzioni e obiettivi. E' un momento di analisi metodologica e di partecipazione», spiega Laura Fincato, assessore che si occupa del progetto e della pianificazione territoriale, nel corso dell'assemblea che ha visto costituire l'Associazione per il Piano strategico , che sarà presieduta dallo stesso sindaco. «Ora dobbiamo sforzarci di decidere assieme, all'insegna della concertazione, lo sviluppo di quest'area -spiega Cacciari- perché senza questa unità di intenti non realizzeremo mai nulla». Cacciari parla chiaro e rincara la dose: «Serve approdare a una visione comune tra di noi perché solo così questa visione potrà trovare accoglienza nelle decisioni del governo, a livello nazionale». E se la presenza di così tanti interlocutori può far pensare a un progetto difficile da gestire, questa prospettiva non spaventa Turiddo Pugliese, il direttore responsabile del progetto. «L'unico nostro vero problema è raggiungere un accordo tra i vari attori che siederanno al tavolo, perché se ciò non avviene si rischia di non andare da nessuna parte», spiega Pugliese. «All'interno del Piano inoltre ci sono dei problemi che proprio per la loro urgenza verranno trattati con priorità, come nel caso di Porto Marghera. L'esempio del polo universitario di via Torino poi è il classico caso che spiega perché sia necessario coivolgere anche altri protagonisti oltre all'università: un allargamento di quella sede prevede anche una nuova sistemazione per il mercato ortofrutticolo». Il Piano che è stato "tradotto" in una delibera dal Consiglio comunale della giunta Cacciari, prevede dieci aree di intervento, una per ogni aspetto su cui si decide di intervenire. Dalla "Città degli abitanti" agli "Aspetti fisici e funzionali della città contemporanea", alla "Città metropolitana", a quella "Internazionale", "Della cultura", "Delle acque", del "Turismo", fino alla "Città della formazione e ricerca", alla "Logistica" e alla "Città della produzione materiale e dei servizi". Il prossimo appuntamento è per il 20 luglio, alla prima assemblea, in cui si provvederà all'approvazione del regolamento, alla nomina degli organi associativi, fino al programma delle attività.
Sara Rossi
News correlata a: [ Piano strategico ]

 

03/07/2006 - Chimica: non basta un sì o un no

Tratto da “Gente Veneta” del 03/07/2006

C’è più di un motivo per cui la consultazione in corso sulla Chimica di Porto Marghera ci lascia perplessi.
Il primo motivo sta nella natura stessa di questo “sondaggio”. “Sondare” il parere dell’elettorato è un fatto lecito. Non per niente l’ordinamento italiano e le norme comunali prevedono il modo di effettuare consultazioni popolari, attraverso l’istituto del referendum. Ma il referendum ha le sue regole: occorrono tot firme (e queste c’erano), ma occorre anche un quesito legittimo. In questo caso, un parere del ministro dell’Interno ha escluso che la materia su cui si chiede agli elettori di esprimersi fosse di pertinenza comunale. Il Comune di Venezia, in sostanza, non può chiedere ai propri cittadini se deve continuare “la produzione e la lavorazione del cloro, del Cvm e fosgene”, perché non dipende da lui permettere o meno quest’attività.
Ecco perché, anziché il referendum, si è dovuto optare per questo tipo di consultazione. Ma sondare nel modo proposto ci pare abbia poco senso. Non ha valore legale; non ha valore scientifico, perché non si sceglie un campione rappresentativo (va a votare solo chi vuole); avrà scarso valore politico, perché il risultato sarà di difficile lettura (o potrà essere piegato a qualsiasi lettura). Mettiamo che votino 25mila persone, il doppio di quanti hanno firmato per il referendum; mettiamo che tra i votanti prevalga il no, come già e facilmente ipotizzabile, dato il modo col quale è posto il quesito nella scheda: come si fa a dire che la popolazione veneziana sondata è contraria alle attuali produzioni chimiche? Quello sarebbe solo il parere di un decimo degli elettori (220.502 gli iscritti al referendum costituzionale della scorsa settimana).
Ma c’è un m,motivo più forte che ci impone di guardare con una certa perplessità alla consultazione: essa riguarda l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute da una parte; il destino lavorativo di almeno 750 persone più l’indotto dall’altra, numeri su cui non si può scherzare né improvvisare. In prospettiva riguarda i destini di una della aree industriali più importanti d’Europa e della città che è cresciuta ai suoi piedi.
Noi riteniamo che tra il “si” o il “no” alla chimica ci sia una terza via, che è la sfida che Marghera – e con essa Mestre e Venezia – ha di fronte: mostrare all’Italia e a tutta l’Europa come sia possibile una via di uscita per il futuro dell’industria chimica realistica, una soluzione capace di mettere assieme il diritto al lavoro e lo sviluppo industriale indispensabile, con il rispetto per l’ambiente e per la qualità della vita. Oggi Marghera ha le forze per vincere questa sfida! Questo è uno di quei casi in cui una Politica Alta deve farsi carico in prima persona di una situazione così complessa, trovando le strade di un “compromesso nobile”, rispettoso dei diversi interessi in gioco.
E questo è anche ciò che chiedono veramente i cittadini veneziani, che partecipino o no alla consultazione. Si aspettano che non rimanga nessuno senza lavoro; che lo loro salute sia senza il minimo dubbio salvaguardata; che l’ambiente in cui vivono venga consegnato pulito alle generazioni future; che nuove produzioni rendano quest’area competitiva ed economicamente fiorente.
Con gli attuali progressi della tecnica oggi tutto ciò non è più una chimera. La prospettiva allora si ribalta, rispetto al sondaggio: siano i politici a dare la giusta risposta alle domande della popolazione.
Sanbdro Vigani
News correlata a: [ Inquinamento ] [ I settori produttivi ] [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ]

 

02/07/2006 - Bisogna andare oltre la chimica del cloro

Tratto da "Il Gazzettino" del 02/07/2006

È giunto il momento di andare oltre la chimica del cloro. Il 28 novembre 2002 si è sviluppato un incendio a poche decine di metri dal serbatoio contenente 15 tonnellate di fosgene: in un meccanismo naturale di autodifesa, in seguito all'improvvisa consapevolezza del vero significato del termine "rischio chimico", un gruppo di persone che qui vivono e lavorano ha da allora messo il suo impegno a tutela della salute propria e dei propri cari, impegno culminato nella petizione referendaria sul ciclo del cloro. In questi giorni in tutto il Comune di Venezia è in corso non il referendum consultivo richiesto, ma una consultazione per posta basata sullo stesso quesito, che chiede per la prima volta a tutti i cittadini elettori il parere sulla permanenza in laguna delle produzioni di cloro, fosgene e cvm. La storia dell'utilizzo industriale del cloro è piena di insegnamenti sulla insidiosa pericolosità dei suoi composti se immessi in grandi quantità nell'ambiente in maniera incontrollata. È il caso del ddt, degli oli a base di pcb, peraltro ampiamente diffusi nei sedimenti lagunari, delle diossine, indesiderato sottoprodotto delle produzioni del ciclo del cloro e dell'incenerimento delle plastiche a base di pvc, per non citare i cfc, in grado di aggredire irreversibilmente lo strato protettivo di ozono. Il cloro è presente in natura solamente nella forma estremamente stabile ed innocua nel sale: la scissione del sale nelle sue componenti elementari che avviene nell'impianto cloro-soda di Syndial (Eni) è pertanto il fondamento base per l'immissione di grandi quantità nell'ambiente di sostanze organiche clorurate. Nei circa trenta anni di continuo funzionamento tale impianto ha anche immesso enormi quantità di mercurio altamente tossico e persistente nell'ambiente, poiché prima di oggi non si è mai rilevata l'esigenza di aggiornarne la tecnologia di funzionamento, esigenza che viene inopinatamente posta ora che l'impianto è alla fine del suo ciclo di vita utile. Il cloro si trasforma quindi in reagente nei processi produttivi del Tdi di Dow Chemical in una forma chimica - il fosgene - talmente pericolosa che le dosi letali si misurano in parti per milione; negli impianti di produzione del pvc di Ineos/Evc si ha la combinazione con l'etilene per ottenere il cvm, composto tristemente conosciuto per le mortali conseguenze di una continuata esposizione lavorativa. Il cuore del petrolchimico è il cracking di Syndial che produce propilene, butadiene ed etilene, del quale solo una parte minoritaria viene assorbita dalla produzione di cvm/pvc. L'etilene potrebbe essere invece funzionale ad un impianto per la produzione di polietilene di qualità da realizzarsi a Marghera, con un ritorno occupazionale positivo equivalente al totale degli addetti dei tre impianti del ciclo del cloro e che potrebbe essere un primo passo di una strategia industriale coerente, compatibile con l'ambiente e condivisa con la città. L'operazione, da quanto risulta da una notizia riportata su questo stesso giornale in un articolo del 12/11/2005 dal titolo "EniChem costruisce una nuova fabbrica", pare sia nelle intenzioni dell'a.d. di Eni, Paolo Scaroni. Un tale intervento è sicuramente alla portata di un gruppo come Eni, la più grande realtà industriale italiana attiva nell'energia e nella petrolchimica che - con quasi 9 miliardi di euro di utile netto - non è certo priva delle risorse finanziarie necessarie e potrebbe in questo modo contribuire a saldare almeno in parte il consistente debito ecologico che ha contratto negli anni con l'area veneziana.
Anthony Candiello - Assemblea Permanente contro il Pericolo Chimico
News correlata a: [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ] [ Inquinamento ] [ I settori produttivi ]

 

02/07/2006 - Chimica, scoppia il caos sul sondaggio

Tratto dal "Corriere del Veneto" del 02/07/2006

Scoppia il caos sul sondaggio della chimica. Ieri, delle quasi 2500 buste esaminate nei seggi di Mestre e Venezia quasi il 20% sarebbe risultato nullo. Le schede cioè erano prive del tagliando di controllo che obbligatoriamente deve essere inserito insieme alla busta bianca all’interno del “bustone” giallo.
Il Comune ha lanciato ieri l’allarme invitando i cittadini a seguire le istruzioni ma , «visto il numero consistente di buste nulle che potrebbe risultare alla fine, e vista la natura della consultazione, vorremmo vedere cosa quella gente pensava», ha detto Maurizio Calligaro, capo gabinetto del sindaco. Potrebbero insomma rientrare in gioco, «magari con una rendicontazione a parte», dando una motivazione in più a chi si è schierato da subito contro il sondaggio per manifestare la propria critica.
Di fatto ad oggi, Cà Farsetti non ha ancora deciso cosa fare. «Resteranno nulle – precisa Calligaro – ma il non mettere il tagliando così come prescritto potrebbe essere una scelta dei cittadini per non farsi riconoscere. Diverso sarebbe se fosse solo un errore». Fatto sta che non vengono rispettate le indicazioni contenute nella busta e che indicavano non valide le schede prive di tagliando di controllo a parte.
Dalle prima battute il sondaggio sulla chimica sembra rischiare di soffocare nel caos. Al momento sono quasi seimila le buste arrivate alle Municipalità e in Comune, ma qualche ritardo è stato registrato anche nelle Poste per la restituzione all’amministrazione. Dei circa 220 mila kit spediti ad altrettanti cittadini, Cà Farsetti si aspetta di riceverne 50 mila: «se saranno di più- ha spiegato ieri Calligaro – dovremo rimpinguare il numero degli scrutatori». Per ora tutte le buste bianche sono state accantonate in contenitori diversi da quelli usati per le buste che saranno aperte per lo spoglio, in attesa di sapere come comportarsi. In sostanza si aspetta di capire “l’entità del fenomeno”.
Qualche indicazione maggiore ci sarà già domani quando si insedieranno tutti i seggi anche nella altre municipailità e gli addetti cominceranno ad aprire i fustoni. In questa prima fase, infatti le commissioni (o seggi) provvedono all’apertura delle buste gialle e a mettere da parte i tagliandi di controllo, segnando la partecipazione del cittadini al sondaggio mediante lettura del codice a barre. Le buste bianche con le schede di voto vengono inserite, ovviamente chiuse, in appostiti contenitori e custodite fino all’inizio dello spoglio, mercoledì 12 luglio.
L’ufficio elettorale assicura che in nessun modo potrà essere violata la segretezza del voto. Quasi premonitrice la nota di ieri di Luca Rizzi, ex consigliere comunale di Forza Italia, il quale spiegava che “sia per poca dimestichezza, sia per timore di essere individuate, molte persone non hanno inserito il tagliando di controllo, rendendo così il voto non valido”. Mentre i sindacati dei chimici continuano a sostenere le ragioni dello sciopero e della manifestazione organizzata per martedì, Regione, Provincia e Comune di Venezia si preparano per l’incontro a Roma (proprio nel pomeriggio del 4 luglio) con il Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e l’Amministratore Delegato di Eni Paolo Scaroni.
A Roma ci saranno per la Regione oltre oil presidente Galan, gli assessori Marangon e Chisso, per la Provincia oltre il presidente Zoggia l’assessore Scaboro, per il Comune di Venezia l’assessore alla Pianificazione strategica Fincato ed il sindaco Cacciari.
Samuele Costantini
News correlata a: [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ]

 

01/07/2006 - Chimica, andar oltre la demagogia del sondaggio

Tratto da "Il Gazzettino" del 21/06/2006

Abbiamo appreso che i cittadini del Comune di Venezia saranno presto chiamati alle urne per esprimere la loro sovrana volontà circa la permanenza della chimica a Porto Marghera. Apparentemente si tratta di un'operazione di democrazia diretta che da noi sembra andare molto di moda. Zanonato a Padova ha appena anticipato la metodologia Cacciari su un tema urbanistico che riguardava un intero quartiere. A mio parere, tuttavia, si tratta di operazioni con una buona dose di demagogia: scorciatoie semplici per problemi complessi. Certo che se uno domanda ai cittadini se preferiscono il verde al cemento probabilmente si potrebbero anche risparmiare i soldi di un referendum, tanto è scontata la risposta... Ma non diverso è il quesito sulla chimica . Chiedere alla gente se è felice di convivere col fosgene mi sembra un esercizio retorico, più vicino all'approccio di monsieur De Lapalisse che a quello un po' più complesso di pensatori del calibro del nostro sindaco. Con questa logica non si potranno mai fare i depuratori, gli inceneritori, gli impianti di degasificazione ecc., Tutte strutture di cui una società complessa necessita per vivere e produrre. Ciò che non può essere accettato, però, è altro. Siccome si da il caso che nella chimica siano impiegati migliaia di lavoratori, in buona parte elettori della sinistra, la stessa giunta comunale che con una mano indica il referendum, con l'altra si adopera presso l'Enichem e le altre aziende del settore per scongiurare l'abbandono di Marghera. In tal modo, con un colpo al cerchio e uno alla botte, si mantiene il consenso di tutti. Tutto ciò, referendum inclusi, non mi pare l'esaltazione della democrazia ma il suo tradimento. Che il destino di Marghera non stia nella chimica mi sembra un'acquisizione generalizzata. In Consiglio Regionale, con voto quasi unanime, si era fissato, il termine di un decennio per la fuoriuscita da attività incompatibili con questo territorio. Su questa strada bisogna continuare a lavorare, senza traumi sociali, ma anche senza furbizie. Serve che i poteri locali operino insieme e non che giochino allo scaricabarile sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Credo sia lecita una domanda conclusiva. Che fine hanno fatto le bonifiche di Porto Marghera? Salvo gli interventi legati alla realizzazione del Mose sembra che sulle aree dimesse siamo fermi da dieci anni. E' facile sciacquarsi la bocca con mitiche attività sostitutive pulite ma, se è vero che i fiorellini possono spuntare anche su un letamaio, è anche certo che mai potremo vederli sopra una montagna di scorie tossiche.
Nereo Laroni - Capogruppo Nuovo Psi in Consiglio Regionale
News correlata a: [ Dibattito sul ciclo del cloro a Marghera ]

 

1  2  3  4  5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  27  28  29  30  31  32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66  67  68  69  70  71 
News nell'Archivio: 352