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Autore: ENZO PEDROCCO

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05/10/2006 - Le "scoasse" invadono San Barnaba

Tratto da "Il Gazzettino" del 05/10/2006

San Barnaba invaso da una montagna di rifiuti. Ormai da due giorni gli operatori di Vesta non raccolgono le scasse in quest'area di Dorsoduro, che si è trasformata, così, rapidamente, in una sorta di discarica a cielo aperto, tra le proteste degli abitanti della zona.
Calle lunga San Barnaba - ormai quasi impraticabile - l'area del Campo e la stessa calle del Traghetto sono in questi giorni letteralmente ricoperte dai sacchi neri della spazzatura, che, complice il caldo, fermentano, aggiungendo alla sporcizia, anche i cattivi odori.
«I rifiuti in questi giorni non sono stati rimossi perché c'è stata acqua alta - si giustificano a Vesta - e sotto il ponte del rio di San Barnaba, in un'area della città piuttosto bassa, le barche per l'asporto delle immondizie in queste condizioni non passano. Non appena possibile, riprenderemo la normale raccolta».
«E' una vergogna - replica invece uno dei tanti abitanti della zona - perché Vesta potrebbe tranquillamente far ormeggiare le sue barche all'altezza di Ca' Rezzonico, dove ci sono tra l'altro pali di approdo che la stessa azienda ha provveduto a far piantare per rimuovere i rifiuti. La verità è che almeno da un'anno a questa parte, nella zona di San Barnaba, per un giorno alla settimana, la raccolta dei rifiuti non viene effettuata.
Se a questo si aggiunge la scusa dell'acqua, le scoasse restano in strada, ammucchiandosi davanti ai ristoranti della zona, con i topi che scorrazzano tra i sacchi neri, visto che non esistono cassonetti dove poterli riporre. Non è possibile vivere in queste condizioni!».
A protestare, nei giorni scorsi, per le loro montagne di rifiuti non raccolti, erano stati invece gli abitanti della zona della Madonna dell'Orto, a conferma di qualche difficoltà di Vesta nelle normali operazioni giornaliere di asportazione dei rifiuti.

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05/10/2006 - Giro di vite contro l'invasione de i artisti di strada

Tratto da “Il Gazzettino” del 05/10/2006

Mangiatori di fuoco, statuine viventi, stonate orchestrine itineranti, ossessivi suonatori di corni aborigeni: Venezia in certi momenti è ridotta a una vera corte dei miracoli, ma ora il Comune ha deciso di darci un taglio, con un .bel giro di vite al vigente regolamento che disciplina le attività artistiche di strada.
«Non potranno esibirsi più di 10 artisti al giorno a Venezia e 10 in Terraferma», ha spiegato l'assessore al Commercio, Giuseppe Bortolussi, che ieri ha illustrato il nuovo regolamento in Commissione sottolineando innanzitutto che la nuova disciplina ammette solo cinque tipologie di attività: suonatori, cantanti, burattinai, madonnari, giocolieri. Ciò significa, ad esempio. che i figuranti (qualcuno li chiama accattoni mascherati) vestiti da damine o da pagliacci, che pretendono soldi per farsi fotografare, non potranno più "esercitare".
Il regolamento, poi, vieterà qualsiasi attività in gran parte del cuore di Venezia e del centro di Mestre. A Venezia viene interdetta tutta l'area marciana (fino al rio dei Greci), l'area rialtina di qua e di là del ponte, la zona compresa, grossomodo, tra via XXII marzo - Santa Maria del Giglio - Santo Stefano, fino al ponte dell'Accademia da un lato e fino a San Luca dall'altro. Vietati anche i campi San Polo e Santa Margherita, nonché Santi Apostoli e la Strada Nuova.
A Venezia e nelle isole, poi, è vietata ogni attività su tutti i ponti e in tutte le calli e fondamenta larghe meno di 6 metri. A Mestre, invece, viene vietata tutta l'area centrale attorno alle Barche e a Piazza Ferretto, fino all'incrocio di via Piave con via Carducci, via Pepe e tutta l'asta di via Palazzo e viale Garibaldi.
In tutto il Comune, ancora, vengono vietate le aree davanti alle chiese, alle banche, alle sedi delle Forze dell'ordine e di Pronto intervento, e soprattutto, per suonatori e cantanti, viene vietato esercitare in prossimità dei pubblici esercizi, ristoranti, pizzerie, bar.
"Si potrà cenare - ha spiegato Bortolussi - senza sorbirsi un concerto dietro l'altro. Il Comune, poi, rilascerà mensilmente solo 10 autorizzazioni per Venezia e 10 per Mestre, e se in un determinato mese vi saranno più di 10 domande per le rispettive zone, si procederà a rotazione. «Secondo me è un po' troppo poco - ha sostenuto Bortolussi - ma così abbiamo concordato con le categorie». Tra i corollari, l'assoluto divieto di uso di fiamme libere e di apparecchi di amplificazione. In linea di massima, la bozza di regolamento che ora il consiglio comunale dovrà discutere e votare non sembra prevedere limitazioni orarie alle esibizioni, benché la delibera di accompagnamento indichi invece un limite massimo di 2 ore per suonatori e cantanti.
Il regolamento ridisciplina a parte anche l'attività dei pittori dì strada, riducendo in buona sostanza le sanzioni per eventuali violazioni.
Silvio Testa

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02/10/2006 - II Comune si prepara per la City tax "Una tassa elastica per tutti i turisti"

Tratto da “Il Venezia” del 02/10/2006

«Bene, sono contento che si sia preso atto che per mantenere Venezia e altre città d'arte servono i contributi anche di chi la visita come turista. Però ritengo che ogni amministrazione debba restare in parte libera di decidere come applicare questa tassazione». Ad appoggiare 1'annuncio di Francesco Rutelli fatto nel corso della terza conferenza nazionale sul torismo e 1'assessore Augusto Salvadori.
L idea di poter in qualche modo "aiutare" le casse del comune nella costosissima gestione della città tassando anche chi ci passa per le ferie, piace. E vi-sta la posizione di Rutelli questa ipotesi é sempre più vicina diventare certezza. L'unica incognita che ancora non e ben chiara, é come questo principio diventerà pöi tecnicamente una tassa. «Senza dubbio dovremo confrontarci con tutte le categorie commerciali della città e trovare una formula che vada bene a totti - prosegue Salvadori -. Per gli operatori non dovranno esserci assolutamente costi aggiuntivi. Anzi, il loro ruolo sarà semplicemente quello di sostituti d'esazione».
«Un'ipotesi sulla quale ragionare potrebbe essere quella di tassare i consumi legati al turista che passa e soggiorna in città - prosegue Salvatlori -. Si potrebbe prevedere una trattenuta in bassissima percentuale secondo quanto spende per bere e mangiare. Non ultima, prevedere di tassare i souvenir tipici, solo però se si supererä una spesa minima di una guarantina d'euro». Il ragionamento che applica Salvatori é semplice e lineare: far pagare tutti in base alla loro possibilità di spesa e non in base all'ingresso in città. «E’ ovvio che chi mangia un panino non può essere tassato come chi va a mangiare in un lussuoso ristorante. Stesso ragionamento per gli alberghi. Chi si pub permettere di soggiornare in una struttura ad una stella non é giusto che paghi come chi può soggiornare in un lussuoso hotel». Secondo Salvadori, anche da parte dei turisti non ci saranno lamentele o di certo non si perderanno visitatori per queste operazione. «Più che di una tassa parlerei di un aiuto per partecipare al mantenimento e la difesa del patrimonio culturale e artistico della città, per garantire manifestazioni ed eventi»
Andrea Ciccarelli

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29/09/2006 - I giudici bocciano Tim e promuovono il Comune

Tratto da “La Nuova Veneiza” del 29/09/06

I giudici bocciano Tim e promuovono il Comune. Il Comune di Venezia ha pieno diritto di imporre prescrizioni e limiti edilizio-urbanistici all'installazione delle antenne di telefonia, perché il loro rispetto non lede in alcun modo 1'attività dei gestori. Così ha stabilito il Consiglio di Stato, ribadendo (come già aveva fatto il Tribunale amministrativo) la legittimità dell'articolo 80 del regolamento di edilizia, laddove prescrive che le antenne vadano installate sull'edificio più alto nel raggio di 50 metri dell'area prescelta dal gestore e non debbano emergere per più di 2 metri dalla copertura dei tetti. I giudici della capitale hanno così respinto al mittente il ricorso con il quale Tim aveva contestato la diffida inviatele dal Comune ad installare un'antenna su un edificio di campo Santa Maria Formosa, che non rispettava le distanze minime e le prescrizioni previste dall'articolo 80 del regolamento di edilizia. Per i giudici, il fatto che dall'entrata in vigore del regolamento siano stati realizzati in città ben 174 impianti di telefonia, 57 dei quali Tim, «smentisce la deduzione dell'appellante secondo cui le previsioni dell'articolo 80 bis costituirebbero ostacolo alla realizzazione della rete: il Comune ha ottemperato interessi pubblici e privati in conflitto, con una misura ragionevole e non preclusiva della efficiente organizzazione del servizio». A resistere in appello 1'Avvocatura civica per il Comune e un nutrito gruppo di combattivi residenti di Santa Maria Formosa, con gli avvocati Francesco Curato e Guido Romanelli.
(r.d.r.)

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28/09/2006 - San Giuliano approda in Parlamento

Tratto da “Il Corriere Veneto” del 28/09/2006

La delibera che modifica il piano del parco di San Giuliano e che mantiene le aziende in riva al canale arriva a Roma.
Il deputato di Rifondazione Comunista Gino Sperandio ha presentato un’interpellanza ai ministri dell'interno e dell'Ambiente contro il provvedimento e chiedendone la sospensione.
Era la fine di giugno quando il Commissario delegato al moto ondoso, Massimo Cacciari, ha autorizzato il progetto definitivo di modifica della riva del canale San Giuliano prevedendo la realizzazione di nuovi capannoni -alti 11 metri-perle 18 ditte di trasporto acqueo che dovevano essere dimesse o traslocate in altra area perché giudicate incompatibili con realizzazione di un parco.
Un provvedimento che ha scatenato un vespaio e che oggi, attraverso Sperandio approda in Parlamento. Per il deputato di Rifondazione Comunista - si legge nell'interpellanza - «il progetto per la realizzazione del parco di San Giuliano, il più importante intervento di riqualificazione urbana e ambientale in corso di attuazione nel Comune di Venezia per realizzare uno dei più grandi parchi urbani europei, viene gravemente alterato dal provvedimento del Commissario delegato». Nel documento Sperandio sottolinea il consolidamento della presenza di attività economiche e produttive considerate «incongrue con la destinazione generale delle aree a "verde urbano attrezzato-parco", mentre in origine se ne prevedeva la dismissione e la sostituzione con una passeggiata pedonale e ciclabile tale da creare un efficace rapporto con 1'acqua anche sul lato sud-occidentale del Parco, costituito dal Canale di San Giuliano».
Affondano contro il sindaco-commissario e il suo progetto anche Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale di Rifondazione, Roberto Del Bello, segretario provinciale del partito e il consigliere comunale del partito Sebastiano Bonzio, per i quali quello di Cacciari,. oltre ad essere un provvedimento «giustificato pretestuosamente come atto di contrasto al moto ondoso, ma che nell'immediato garantisce interessi del tutto particolari», costituirebbe anche «un vulnus di gravità eccezionale alle prerogative della politica istituzionale e non, che viene esautorata rispetto alle scelte operate nel passato». «Una sceita grave ispirata dal peggior decisionismo», dicono i tre in una nota.
Un intervento molto discusso quello di Cacciari e del suo vice Michele Vianello sia a Ca' Farsetti che nella sede della Municipalità di Mestre-Carpenedo dove in entrambi le sedi c'è stata battaglia. E adesso dovranno esprimersi anche i ministeri chiamati in causa. Anche perché l'interpellanza di Sperandio, oltre a chiedere se si ritenga necessario revocare o sospendere il provvedimento, chiede anche di capire se attività come queste «rientrino compiutamente nei limiti di legge stabiliti». Di capire insomma se approvare un progetto come questo serva per difendere Venezia dal moto ondoso.
S.C.

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