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Partecipare

Nella lingua italiana i principali significati attribuiti alla parola partecipare sono “fare o prender parte” (in senso concreto o astratto) e “intervenire direttamente insieme con altri”.

Partecipare potrebbe, quindi, voler dire molte cose. Potrebbe ad esempio significare essere al corrente dei problemi del quartiere o della città in cui si vive, o votare alle elezioni o ai referendum, rispondere a questionari o partecipare ad assemblee informative, o essere coinvolti in associazioni che si occupano di temi legati al proprio territorio, oppure ricoprire ruoli di responsabilità.

In un contesto di azioni e politiche pubbliche, invece, il termine “partecipazione” assume un significato molto più specifico. In questi casi, infatti, viene presa in considerazione anche l’ ”influenza” che determinate azioni possono esercitare su processi e decisioni.

La partecipazione, quindi, è molto più della semplice consultazione. La partecipazione riguarda l’insieme delle possibilità concesse al cittadino/abitante (in qualità di singolo individuo, sua rappresentanza o comunità locale) di influire sulle scelte e sulle azioni che il decisore pubblico è chiamato a porre in essere.

Alla base di questo “allargamento” dell’arena della discussione rispetto al tradizionale modo di agire vi è la consapevolezza che tutti coloro che vivono e lavorano in un territorio hanno anche delle risorse da offrire per un miglioramento dell’efficacia, efficienza, equità e sostenibilità dei progetti di trasformazione in atto nel territorio stesso. I singoli cittadini possono produrre, scambiare risorse legate alla loro conoscenza del luogo e della comunità in cui si vive, dei bisogni, delle potenzialità, dei vincoli, nonché delle capacità operative per avviare uno sviluppo locale sostenibile.

A prima vista l’allargamento dei processi decisionali ad attori “non istituzionali” potrebbe apparire come una lungaggine fastidiosa, faticosa e superflua con implicazioni insostenibili sui costi e sui tempi del progetto/azione da implementare. In verità una valutazione completa su risorse impiegate e durata del processo decisionale in un arco temporale di lungo periodo, metterebbe in evidenza come, in molti casi, una “nuova gestione” della cosa pubblica responsabilizza il cittadino, rendendolo partecipe delle decisioni e quindi co-responsabile delle strategie di sviluppo che si intendono attuare, offrendo quindi anche maggiori garanzie di stabilità dell’azione intrapresa.